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Tandem banche-imprese: Milano fila come un treno

L’evento, come ha sottolineato il direttore del Giorno, Giancarlo Mazzuca, ha aperto le celebrazioni per i sessant’anni della nostra testata, che ricorrono quest’anno di LUCA ZORLONI

Antonio Calabrò e Giancarlo Mazzuca

Milano, 28 gennaio 2016 - Ripartire dalle aziende del territorio, dall’economia locale, da quel tessuto di imprenditori che portano alto il vessillo del made in Italy nel mondo. Nel bilancio della stessa Milano, capitale economica nazionale, crocevia della finanza globale, la manifattura pesa per il 29%. Un tesoretto di saper fare, manualità, sapienza artigianale e capacità di innovazione che rendono «Milano attrattiva già da molto tempo», come ha spiegato il vicepresidente di Assolombarda, Antonio Calabrò, aprendo la tavola rotonda organizzata ieri al Circolo della stampa di Milano da Qn-Il Giorno in partnership con Bper Banca: «La svolta di Milano: banca e impresa protagoniste».

L’evento, come ha sottolineato il direttore del Giorno, Giancarlo Mazzuca, ha aperto le celebrazioni per i sessant’anni della nostra testata, che ricorrono quest’anno, e che si articoleranno nei prossimi mesi con un cartellone di eventi, concerti, dibattiti e appuntamenti pubblici. Il tema del convegno di ieri ha voluto sottolineare l’accelerazione impressa nei mesi scorsi allo sviluppo economico e sociale di Milano, di cui l’Esposizione universale appena chiusa è solo una delle cause. Proprio perché, come osserva il numero due di Assolombarda, Milano è già da tempo «approdo» di idee, progetti, creatività. «È una città che comincia da molto lontano, una città infinita, per dirla con Aldo Bonomi», ha sottolineato Calabrò, che ne ha evidenziato i punti di forza per l’economia. A cominciare dal primato universitario, per numero di atenei e per posizioni nelle classifiche internazionali, che attraggono «180mila studenti. Giovani che sono un progetto sull’innovazione» calati in un contesto, Milano, «che meglio di altre città coglie l’innovazione». Il clima, quindi, offre le condizioni per mettersi in gioco, complici anche i primi segnali di ripresa nell’area nordovest e indici positivi a livello occupazionale.

All'interno di questa cornice riprende il dialogo fra imprese e banche, interrotto dal terremoto della crisi economica. Un dialogo, tuttavia, che usa nuovi linguaggi. «Le imprese italiane dipendono troppo dalle banche e questa situazione rende tutti deboli», osserva Fabrizio Togni, direttore generale di Bper Banca. Si affacciano nuovi sistemi per raccogliere capitale: bond, minibond, quotazione, prestiti obbligazionari, che possono svincolare il rapporto banca e impresa da una direzione a senso unico, aprendo a nuove applicazioni. E ora che le banche italiane sono nel mirino, Togni precisa che «la Bce legge in modo molto negativo gli stock di crediti non performanti lordi in pancia alle banche italiane. Ma gli istituti hanno da sempre fatto accantonamenti e gli stock vanno considerati al netto di questi ultimi». Finanza ma non solo nelle ambizioni e nelle storie degli imprenditori in trincea.

Secondo Giorgio Basile, presidente e amministratore delegato di Isagro spa, specializzata in agrofarmaci distribuiti in 70 Paesi nel mondo, per un imprenditore «è importantissima la cultura, la pura competenza tecnica non basta». Paolo Opromolla si spiega il successo della Fimotec spa di cui è presidente proprio per l’esperienza oltre confine maturata dall’azienda, leader in fissaggio dei cavi. «L’azienda non è rimasta locale – ha spiegato ieri – ma è andata all’estero non solo per esportare, ma per internazionalizzarsi». Affari, quindi, ma anche un cambio di mentalità. È lo stesso salto a cui invita Imanuel Baharier, un posto da manager in una multinazionale e tre anni fa la decisione di fondare una propria società, di cui oggi è amministratore delegato, Sparkling18, che sviluppa sistemi di pagamento innovativi. «Bisogna avere la capacità di ammettere gli errori e il fallimento per correggersi e innovare. Bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco», ha spiegato. È una fase di cambiamento anche per un gruppo consolidato come Feltrinelli, che opera in un segmento, quello dei consumi culturali, dove l’e-commerce ruba quote di mercato al negozio. Di conseguenza, le contromosse nei punti vendita, «i 540 eventi solo a Milano» e «una nuova tipologia commerciale, di tipo esperienziale, come Red in Porta Nuova – spiega l’amministratore delegato, Roberto Rivellino –. I numeri dimostrano che si sta rivelando vincente».

di LUCA ZORLONI