ANDREA GIANNI
Cronaca

Avvocato caduto nel palazzo di giustizia a Milano: un anno di beffe

Montinaro sta lottando per ricostruirsi una vita sulla sedia a rotelle ma il percorso per il risarcimento è “kafkiano”: manca l’assicurazione

Il parapetto dal quale è precipitato nel vuoto l’avvocato Antonio Montinaro

Milano, 25 gennaio 2020 - Un anno trascorso tra cure e riabilitazione per l’avvocato Antonio Montinaro, dopo la caduta che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, con una vita sconvolta da un parapetto troppo basso tutta da ricostruire. Un anno di silenzi, burocrazia, rimpalli e risposte che assumono i contorni di una beffa nelle stanze della giustizia dove, da quel 18 gennaio dell’anno scorso, quasi nulla è cambiato. Antonio Montinaro, il legale di 32 anni che, appoggiandosi alla balaustra troppo bassa della scala Y al quarto piano del Palazzo di giustizia di Milano, era precipitato per sei metri riportando gravissimi traumi, non ha ancora ricevuto un risarcimento. "La trattativa non è stata neanche avviata - spiega il suo legale, l’avvocato Gian Antonio Maggio - e per questo nei giorni scorsi abbiamo inoltrato un nuovo sollecito al Dipartimento Organizzazione Giustizia del ministero, competente in questi casi".

Anche sul fronte della sicurezza nel Palazzo di giustizia di Milano, maestoso edificio progettato da Marcello Piacentini e costruito fra il 1932 e il 1940, ben poco è cambiato. L’unico segno tangibile sono le 400 transenne mobili sistemate a protezione dei parapetti più pericolosi e alcuni cartelli di pericolo affissi negli affacci di maggior rischio. Montinaro, con gli arti inferiori paralizzati, a settembre ha terminato un percorso di cura in un centro specializzato a Imola, nel Bolognese. Si è trasferito a Perugia, raggiungendo la compagna che ha trovato lavoro nella città umbra. Una vita fuori dalla casa di cura fatta di tante piccole e grandi sfide quotidiane per guadagnare autonomia. I lavori di adeguamento della casa, la ginnastica per tenere allenate le braccia, le barriere architettoniche da superare. Poi c’è la sfida del lavoro, ancora tutta da giocare. Montinaro, che nei giorni successivi all’incidente aveva prestato giuramento da avvocato sdraiato sul letto della sua stanza al Policlinico di Milano, aveva espresso il desiderio di "tornare a svolgere la mia professione, l’avvocato". Un percorso lento e difficile, che si è scontrato anche con barriere sul fronte della giustizia. Il suo legale con pacatezza definisce "spiecevole" quello che appare come un “kafkiano” percorso a ostacoli per ottenere il risarcimento dovuto, visto che la balaustra non era a norma.

«Ci siamo rivolti al ministero della Giustizia - spiega l’avvocato Maggio - e ci hanno spiegato che non esiste una copertura assicurativa per liquidare il danno. Se ne occupa direttamente il dipartimento competente, dove però un avvicendamento negli uffici ha di fatto rallentato le pratiche". Così la trattativa che consentirebbe anche di evitare una lunga causa civile (il legale di Montinaro ha chiesto un milione e mezzo di euro per l’invalidità permanente) non è neanche partita. Per avere una risposta bisogna attendere settimane, il tempo scorre e le spese da sostenere aumentano. "Chiediamo almeno una provvisionale a titolo di anticipo - prosegue l’avvocato Maggio - anche perché il danno grave è pacifico. Montinaro viene da una famiglia con comuni disponibilità economiche, che si sta facendo carico da sola dei costi". Nei giorni scorsi è partito quindi un nuovo sollecito a Roma, rimasto ancora senza risposta. I vertici degli uffici giudiziari milanesi hanno replicato alle istanze specificando che la competenza in questi casi è ministeriale. È arrivato un invito, però, per partecipare all’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, il primo febbraio. L’anno scorso uno dei passaggi iniziali della relazione era stato dedicato a lui, con tanti "auguri di pronta guarigione" da parte dei vertici. "La cerimonia di quest’anno potrebbe essere l’occasione - auspica l’avvocato Maggio - per risolvere la situazione spiacevole che si è creata".