Uccise la moglie e tentò di ammazzare il figlio, chiesto ergastolo per manager di Arese

Il ragazzo, intervenuto per aiutare la madre, si era difeso con unghie e morsi e il padre non è riuscito a ucciderlo solo per l’intervento salvifico del fratello

La casa dove si è verificato il delitto

La casa dove si è verificato il delitto

 Arese (Milano), 25 ottobre 2022 - Richiesta di condanna all'ergastolo e sei mesi di isolamento diurno per omicidio volontario aggravato e tentato omicidio per Jaime Moises Rodriguez Diaz, manager di 42 anni di origine messicana che, secondo le accuse, il 19 giugno 2021 ad Arese, provincia di Milano, ha ucciso la moglie di 48 anni, Silvia Susana Villegas Guzman, soffocandola, e ha tentato di uccidere uno dei figli, 18enne. E' la richiesta formulata oggi dal pm di Milano Giovanni Tarzia davanti alla Corte d'Assise presieduta da Ilio Mannucci Pacini.

La ricostruzione 

Nel suo intervento la pubblica accusa ha ricostruito quanto accaduto poco prima dell'alba di sabato 19 giugno 2021 quando l'uomo avrebbe soffocato nell'appartamento in cui vivevano da pochi mesi, la moglie e avrebbe tentato di strangolare con una cintura il figlio. "Ha dato due giri alla cintura stretta attorno al collo del figlio - ha spiegato nella requisitoria il pm - subito dopo che con il braccio aveva soffocato la moglie". Il figlio, che era intervenuto per aiutare la madre, si è difeso "con unghie e morsi e il padre non è riuscito ad ucciderlo solo per l'intervento salvifico del fratello", ha detto ancora il pm, che ha chiesto alla Corte di non concedere alcuna attenuante al 42enne.

​"Vittima soffocata col cuscino nel sonno"

Quando nell'abitazione sono arrivati i carabinieri della Compagnia di Rho la donna era distesa a terra, con una piccola e profonda ferita sopra il sopracciglio destro. Morta da qualche ora, come stabilirà il medico legale, probabilmente soffocata con il cuscino del letto matrimoniale, sorpresa nel sonno e senza il tempo di reagire e difendersi. "Invece di provare a rianimare la moglie - ha aggiunto il titolare dell'accusa - si è barricato in bagno accusando tutti di fatti non veri". I figli della coppia che all'epoca avevano 13, 15 e 18 anni, ascoltati nell'ambito delle indagini avevano descritto il papà come "un uomo violento e pericoloso". Le violenze, hanno raccontato, erano iniziate all'epoca in cui la famiglia viveva in Messico. "Ha aggredito le fondamenta della sua famiglia e nutriva rancore anche verso il figlio", ha aggiunto il pm.

L'imputato: "Non ho assassinato mia moglie"

Oggi l'imputato detenuto, ha rilasciato lunghe dichiarazioni spontanee, "Io non ho assassinato mia moglie, non ho cercato di uccidere mio figlio e le prove lo dimostrano. Non sono io la causa della sua morte, è stato un terribile incidente, non avevo nessuna ragione per ucciderla: le nostre vite avevano la stessa meta, dare ai nostri figli un'istruzione e un futuro". Il suo legale Iacopo Viola, ha chiesto una nuova perizia medico- legale sul corpo della vittima per valutare se la donna fosse morta a causa di patologie pregresse, ma la richiesta non è stata accolta dalla Corte. Nell'arringa finale l'avvocato difensore ha chiesto una pena inferiore ai 30 anni e sostenuto la mancata volontarietà dell'imprenditore di uccidere la moglie. Infine ha depositato una memoria conclusiva. L'imputato è detenuto nel carcere di Milano San Vittore dal giugno 2021, mentre i tre figli sono stati affidati ad una comunità di minori. La famiglia si era appena trasferita a Arese perché l'uomo aveva accettato un nuovo lavoro in Italia. La sentenza è attesa nella prossima udienza in programma il 15 novembre.

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