Anziano malato di tumore non può camminare: niente seconda dose del vaccino

Dopo un intervento, il figlio ha chiesto la puntura a domicilio. Ora non può più fare il richiamo. E la Regione non sa come aiutarlo

Monta la questione dei vaccini agli anziani impossibilitati a deambulare

Monta la questione dei vaccini agli anziani impossibilitati a deambulare

Milano - Succede a Milano. Dopo aver fatto la prima dose del vaccino (ma senza un nesso tra i due eventi) un paziente cardiopatico oncologico viene ricoverato per insufficienza renale. Già in possesso dell’appuntamento per il richiamo, alla richesta del figlio che fa presente l’impossibilità dell’anziano di deambulare, all’ospedale gli dicono che lì non possono farlo. Chiama allora l’ospedale in cui era stato fissato il richiamo del 26 aprile, spiegando la difficoltà e chiedendo di poter ricevere l’iniezione a domicilio, ma gli rispondono che non è possibile e l’appuntamento per il richiamo viene cancellato. Il figlio allora, dopo aver tentato invano di modificare la prenotazione sul portale della Regione, chiama il numero verde della Lombardia. Ma anche lì gli rispondono che non sanno come aiutarlo.

E’ sconfortato Michele Novaga, figlio di Marcello Novaga: «Lo scorso 5 aprile - racconta - giorno di Pasquetta, a quasi due mesi dalla prenotazione online presso il portale di Regione Lombardia, mio padre, paziente ultraottantenne (classe 1933) cardiopatico e oncologico, era riuscito a farsi inoculare la prima dose di Pfizer presso il centro vaccinale dell’Istituto Besta di Milano. In quella sede gli era stato rilasciato il certificato di vaccinazione con anche l’appuntamento per il richiamo fissato per la mattina del 26 aprile».

Nel frattempo – il 10 aprile - a causa di una insufficienza renale che gli provocava scompenso cardiaco, ha dovuto portarlo al pronto soccorso dell’Humanitas dove, dopo averlo trattenuto, lo hanno sottoposto l’indomani ad un intervento di nefrostomia percutanea. “Ieri i medici che lo hanno in cura, mi hanno comunicato telefonicamente che venerdì 23 sarà dimesso ma mi hanno avvisato che, date le precarie condizioni in cui si trova, dovrà osservare un periodo di convalescenza a casa con assistenza infermieristica domiciliare“.

Di qui la domanda: “Ho chiesto quindi come avrei dovuto comportarmi per la seconda dose del vaccino e se non era possibile farla direttamente all’Humanitas prima delle sue dimissioni essendo comunque a ridosso delle tre settimane dalla prima dose. Alla risposta negativa mi è stato consigliato di chiamare il numero verde della Regione dedicato alle prenotazioni dei vaccini. Cosa che oggi ho prontamente fatto chiedendo se il richiamo potesse essere fatto direttamente a domicilio. L’addetto del call center mi ha rimandato al centro vaccinale“. 

Michele a quel punto ha chiamato il centralino dell’ospedale Besta al quale ha esposto il problema, spiegando “che il 26 aprile mio padre non avrebbe potuto ricevere la seconda dose di persona presso il loro centro vaccinale chiedendo se non era possibile fargliela a domicilio. La signora al telefono ha così depennato dalla lista dei vaccinandi del 26 aprile mio padre, dicendomi che non fanno servizio a domicilio e rimandandomi al medico curante. Ho contattato dunque il medico curante che purtroppo ha detto di non poter aiutarmi in quanto non spetta più a loro inserire i soggetti fragili nel sistema ma direttamente ai cittadini.

“Ho provato a collegarmi al sito https://prenotazionevaccinicovid.regione.lombardia.it/  - aggiunge  - dove inserendo numero di tessera sanitaria e codice fiscale secondo i promotori sarebbe possibile gestire il proprio appuntamento. Non ci sono riuscito perché appena inserisco numero di tessera sanitaria e codice fiscale di mio padre, appare una finestra che dice che i dati non corrispondono a persona appartenente alle categorie prioritarie. «Ho quindi richiamato il centralino del Besta spiegando che ero stato rimandato da un ufficio all’altro senza esito ma la stessa centralinista ha ribadito che l’appuntamento in presenza del 26 aprile era ormai stato cancellato e che loro non erano responsabili del servizio a domicilio. Ho poi chiamato, per scrupolo, un altro numero verde della regione diverso dal primo, ma la risposta è stata la stessa: non so come aiutarla». 

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