REDAZIONE MILANO

Da Annie Lennox vecchie canzoni senza 'Nostalgia'

Un album sull'American Songbook. La padrona di casa è più vicina a George Michael che a Robbie Williams e si sente. Nelle scelte poco scontate e nell’interpretazione, dove la sua voce rotta e consumata sta nelle canzoni solo seguendo, di istinto, uno stile di Marco Mangiarotti

Annie Lennox

Miilano, 13 novembre 2014 - Non amo la «Nostalgia». A meno che non sposti l’accento su uno spleen blue. Da luna blu. O la si incroci con l’allegria triste del samba. L’American Songbook non va confuso con il sentimento popolare che ha accompagnato il transito dal romanticismo al secolo veloce, dall’opera al cinema, dal vaudeville al musical, dal concerto al fonografo e alla radio. Non è quindi casuale che un’intera transgenerazione del pop e del rock si sia confrontata con quelle bellissime semplici canzoni, da soli o in duetto con Sinatra e Bennett.

Annie Lennox, la padrona di casa, è più vicina a George Michael che a Robbie Williams e si sente. Nelle scelte poco scontate e nell’interpretazione, dove la sua voce rotta e consumata sta nelle canzoni solo seguendo, di istinto, uno stile. Per esempio, quallo nero di «Georgia on My mind». E qui scatta la complessità dell’operazione «Nostalgia» (Island). Perchè Annie sceglie tre song di Hoagy Carmichael, compositore bianco e sudista, crooner languido e roco, e solo Ray Charles lo ha trasformato nel canto dei neri del Sud. Qui la versione è blues, mentre mantiene l’eleganza afosa e lontana di un’altra meravigliosa composizione di Carmichael, «Memphis in June». Come in «The Nearness of You».

«Ero semplicemente curiosa – racconta – mi sono domandata: queste canzoni sono adatte alla mia voce? È stata una piccola sfida. Le ho scoperte, siamo diventate amiche ed è stato davvero un processo meraviglioso». Annie fa il pendolo fra Nina Simone e Billie Holiday, in «Strange Fruit» e «God Bless The Child» (gospel e soul), mentre è molto anni ’50 e cool l’attitudine jazz di «I Cover he Waterfront». Come la scelta di vibrafono, tromba e trombone. «I Put a Spell on You» è più vicino nel tempo, «You Belong To Me» una delicata riscoperta. «September in the Rain» ha una cadenza melodica implacabile, come la fine di un’estate, «Mood Indigo» è puro Ellington. Il Duca. Annie Lennox ha vinto 8 Brit Awards, 4 Grammy, un Academy Awards, un Golden Globe e un Billboard Century Award. Da sola e con gli Eurythmics, ha venduto 80 milioni di dischi nel mondo.

di Marco Mangiarotti