Anarchici all’attacco Scontri con la polizia bombe carta e danni Undici in Questura

Corteo non autorizzato per 400 dai Navigli a Porta Romana negli stessi minuti in cui l’ideologo Fai finiva al San Paolo. Macchine vandalizzate, lancio di sassi e sei agenti contusi

di Nicola Palma

Milano epicentro della mobilitazione violenta per Alfredo Cospito. Se ci fosse stato ancora bisogno di una conferma, è arrivata ieri: circa quattrocento anarchici, arrivati anche da altre province della Lombardia (Varese, Lecco e Como) e da Torino, Cuneo e Rovereto, hanno tenuto in ostaggio una parte della città per circa due ore, cercando più volte lo scontro con le forze dell’ordine e prendendo di mira tutto ciò che si sono trovati davanti. Il salto di qualità si è materializzato al terzo weekend di manifestazioni per l’ideologo del Fai-Fri in sciopero della fame da quasi quattro mesi, proprio nel giorno in cui il peggioramento delle condizioni di salute ha consigliato il suo trasferimento dal carcere di Opera al San Paolo. Il bilancio finale parla di undici persone accompagnate in via Fatebenefratelli per essere identificate e per accertare le singole responsabilità nei danneggiamenti; sei gli agenti del Reparto mobile costretti a ricorrere alle cure mediche per contusioni non gravi.

Il ritrovo è alle 16 alla Darsena, come da volantino rilanciato per tutta la settimana sui siti d’area: in quel momento, il ricovero del cinquantacinquenne nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale di via di Rudinì è ancora una voce che circola con insistenza dopo la visita mattutina del medico nominato dalla difesa e che si concretizzerà soltanto alle 18.39. All’inizio sono circa 200: ad aprire la manifestazione non preavvisata – pubblicizzata su chat Telegram e profili social e "segnalata" qualche giorno fa alla Questura con una mail anonima che faceva genericamente riferimento a un possibile percorso – c’è uno striscione rinforzato nella parte posteriore con pannelli di plastica legati alle aste di legno: "Contro il 41 bis. Per un mondo senza galere. Libertà per tutte e tutti"; lo reggono una decina di ragazzi vestiti di nero e con i caschi integrali in testa. In testa e in coda ci sono gli specialisti della Digos e del Nucleo informativo dei carabinieri e le squadre in assetto antisommossa che si muovono lungo il tragitto sotto le direttive dei funzionari dell’ordine pubblico. Dopo appena cinquanta metri, il gruppone si ferma: qualcuno lancia palloncini neri pieni d’acqua per tenere a distanza cameraman e fotografi (con annessi insulti ai giornalisti "terroristi"); i fumogeni rossi e verdi servono probabilmente per far cambiare d’abito le seconde file. Alla ripartenza, scatta subito un blitz contro la filiale della banca Crédit Agricole e due agenzie immobiliari: i colpi di mazza di ferro rimbombano in viale Bligny, davanti all’università Bocconi presidiata da un cordone di poliziotti; nel frattempo, i commercianti si sono già chiusi dentro, con le cler abbassate a metà, per paura che pure i loro negozi finiscano nel mirino dei devastatori senza volto. Il corteo, con numeri raddoppiati rispetto alla partenza, avanza ancora, ma all’angolo tra viale Sabotino e via Agnesi i poliziotti si schierano compatti, a ostruire definitivamente il passaggio. Il messaggio è chiarissimo: avanti non si va, l’atteggiamento ostile e "intimidatorio" impone lo stop definitivo e cancella dal tragitto l’ipotizzata destinazione di corso Lodi.

I manifestanti con la faccia coperta si scagliano contro gli scudi, generando la prima carica; ne seguiranno altre tre in rapida successione, per ricacciarli indietro. Gli anarchici arretrano rapidamente e si rifugiano nel vicino dedalo di stradine che sfocia in via Giulio Romano, non prima di aver devastato tavolini e fioriere di un ristorante all’incrocio con via Altaguardia. I lacrimogeni tolgono il fiato, il gruppone si sparpaglia lasciando sul terreno pure lo striscione d’apertura. Non è finita. Gli agenti (in)seguono i manifestanti per altri due chilometri, percorrendo a passo svelto via Bellezza, via Vittadini, via Salasco e ancora viale Bligny, viale Col di Lana, piazza XXIV Maggio e viale Gorizia. Gli altri rispondono con un fitto lancio di pietre, bottiglie di vetro e bombe carta, paralizzando letteralmente il traffico all’ora dell’aperitivo e terrorizzando i passanti che incrociano sul loro cammino. Qualche minuto prima delle 19, quel che resta del corteo si infila in via Ascanio Sforza, lungo il Naviglio Pavese, diretto in via Gola, uno dei "fortini" storici degli anarchici in città. Finisce lì, anche se i segni del passaggio si vedono per centinaia di metri: auto danneggiate, cestini della spazzatura rovesciati, dehor distrutti, vetrine in frantumi, segnali stradali divelti, scritte sui muri e cantieri usati come base di rifornimento di pietre e materiale edile da lanciare ad altezza uomo. E sembra di fare un passo indietro all’immediato post primo maggio del 2015 (con le dovute proporzioni) quando incroci il proprietario di un pub che sta rimettendo a posto le sedie scaraventate a terra dagli anarchici.

Ultima nota per una Fiat 500 del car sharing Enjoy data alle fiamme la notte scorsa in via Bellini, al Giambellino: al momento non sono arrivate rivendicazioni dell’incendio, domato dai vigili del fuoco, ma tutto lascia pensare che pure quel raid rientri nella strategia di attacco a istituzioni e multinazionali. Un attacco che pare destinato a proseguire.

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