Airbnb, è boom: così il centro storico si svuota dai milanesi

Gli alloggi si concentrano in alcune aree e chi ci vive subisce gli effetti del turismo mordi e fuggi. Pochi benefici per le periferie

Airbnb, boom in centro storico a Milano

Airbnb, boom in centro storico a Milano

Milano, 22 dicembre 2019 - Centro sempre più «a misura di turista», residenti che si sentono messi da parte, pochi benefici nelle zone più periferiche dopo l’exploit Airbnb. Le strutture per affitti brevi tramite la piattaforma sono sempre di più (secondo Ondata sono 3183 in città). Ma la tassa di soggiorno che il Comune introita grazie ad Airbnb dopo la firma di un accordo, oltre tre milioni di euro all’anno, è ancora una quota esigua rispetto al totale. Nel 2018 Palazzo Marino ha incassato complessivamente 53.9 milioni di euro in tassa di soggiorno, 30 milioni solo nel primo semestre del 2019.

Tra appartamenti interi e stanze singole, a Milano sono presenti sulla piattaforma circa 18.400 annunci e una vasta gamma di soluzioni: case vacanze, bed & breakfast, residence, e boutique hotel. Osservando la mappa sul portale la città appare frammentata: Il municipio 1, ossia il centro storico, è l’area con più alloggi, dove un monolocale per una coppia può arrivare a costare nel mese di dicembre 116 euro a notte. Seguono la Zona 3 (Porta Venezia, Città Studi, Lambrate) e Zona 6 (Barona, Lorenteggio) con prezzi che spaziano dai 70 ai 100 euro. Mentre la Zona 7 (Barona, De Angeli, San Siro) è quella che sembra meno affascinata dal business degli affitti brevi, anche se si trovano appartamenti da 250 euro a notte.

Ma più che in base alla zona in cui sono collocati, il tariffario degli alloggi Airbnb sembra oscillare in base agli appuntamenti della città, raggiungendo l’exploit per il Salone del Mobile. Un’oscillazione resa possibile dal fatto che i proprietari degli alloggi possono decidere nel calendario annuale a che prezzo affittare i propri spazi in base al mese, ma anche ai singoli giorni. Airbnb riferisce che nel 2018 rispetto al 2017 c’è stata una crescita del 12,9% del numero degli annunci disponibili. Un business dunque in crescita, fatto però di luci e ombre. La presenza sempre più diffusa di strutture ricettive per turisti porta infatti una minore offerta per residenti o persone che vorrebbero vivere stabilmente in città. La disponibilità inoltre, quando c’è, costa cara. Ma il problema non si esaurisce qui. L’associazione albergatori Milano Apam ha mosso aspre critiche al sistema Airbnb, sottolineando ad esempio come per tanti proprietari questa attività non sia occasionale, ma commerciale. In effetti tanti appartamenti presenti sulla piattaforma, da Milano a Roma, sono disponibili anche per 365 giorni l’anno.

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