ANNA GIORGI
Cronaca

A 18 mesi morì di stenti. È omicidio, ergastolo alla madre. La famiglia: "Giusta la condanna"

Diana aveva 18 mesi, abbandonata per 7 giorni in casa. L’imputata impassibile alla lettura della sentenza. In aula anche la sorella e la mamma di lei: "Matta? Macché, merita il carcere a vita. Non ha mai chiesto scusa".

A 18 mesi morì di stenti. È omicidio, ergastolo alla madre. La famiglia: "Giusta la condanna"

A 18 mesi morì di stenti. È omicidio, ergastolo alla madre. La famiglia: "Giusta la condanna"

Ergastolo per Alessia Pifferi, la mamma di 38 anni che lasciò morire di fame e di sete la sua bimba, Diana di 18 mesi, abbandonandola in casa per 7 lunghi giorni, nel caldo torrido di luglio. Omicidio volontario aggravato dal vincolo parentale, senza premeditazione (unica aggravante non riconosciuta) due anni di sorveglianza speciale, 50mila euro di provvisionale alla mamma Maria Assandri e 20mila alla sorella Viviana. La Corte d’Assise presieduta da Ilio Mannucci Pacini non ha concesso alcuna attenuante, nemmeno le generiche, che avrebbero convertito l’imputazione in omicidio semplice (pena da 21 a 24 anni). Massimo della condanna possibile, quindi, per la mamma che, il 14 luglio del 2022, chiuse la porta del suo monolocale in via Parea, periferia di Ponte Lambro, portandosi dietro una valigia piena di abiti da sera da indossare con il suo fidanzato, un elettricista di Leffe, senza preoccuparsi del fatto che dietro quella porta lasciava una bimba di 18 mesi, intontita dal caldo e dai tranquillanti con solo un biberon di latte, una bottiglietta di acqua e un Ma la povera Diana a 18 mesi non parlava e non camminava perché nessuno glielo aveva insegnato, svuotato il biberon e bevuto il "teuccio" come lo chiamava mamma Alessia, ha provato a sfamarsi mangiando brandelli di pannolino ritrovati poi nello stomaco durante l’esame autoptico a raccontare la sua lunga agonia.

La difesa della Pifferi, l’avvocatessa Alessia Pontenani aveva provato a puntare a una condanna inferiore (dai 3 agli 8 anni) con la qualificazione giuridica di morte come conseguenza di un altro reato, cioè l’abbandono di minore: "Alessia non ha mai voluto uccidere la figlia – Pontenani nell’arringa difensiva –, l’ha solo abbandonata più volte: la prima per andare al supermercato, poi per un weekend, e ancora per una cena in limousine sul lago, (un regalo all’elettricista di cui era innamorata). La caratteristica di questo reato è la speranza che non accada nulla, e lei sperava in cuor suo e credeva che non sarebbe accaduto nulla alla bambina".

Molto di questo processo si è giocato sulla presunta incapacità di intendere e volere della mamma diventata una assassina. Incapacità non riconosciuta dalla Corte. Il pm Francesco De Tommasi lo ha ribadito anche ieri nelle repliche alla difesa: "In questa storia nera c’è una unica vittima e si chiama Diana, e c’è una bugiarda e una attrice che è Alessia Pifferi". E ancora: "Pifferi non ha alcun deficit mentale, e non c’è, infatti, nessun documento che lo prova". La perizia eseguita nel corso del processo dallo psichiatra forense Elvezio Pirfo aveva accertato che la 38enne era capace di intendere e volere al momento in cui uscì di casa per tornare solo una settimana dopo e trovare il corpicino di Diana già in decomposizione.

Ha parlato di "dolore atroce", la mamma di Pifferi, la Assandri, subito dopo la lettura del dispositivo. "Mia figlia si è dimenticata di essere una madre. Deve pagare per quel che ha fatto. Se si fosse pentita e avesse chiesto scusa… Ma non l’ha fatto". Per la sorella Viviana, Diana "ha avuto giustizia e ora può volare. Mia sorella non è mai stata matta e non ha mai avuto problemi psichiatrici". Per la difesa la 38enne era cresciuta in assoluto isolamento morale e culturale: "Da piccola Alessia ha subito abusi, ha un deficit cognitivo, ha usato il ciuccio fino a 11 anni, non ha mai avuto un lavoro, ed era in condizioni di estrema indigenza". La Pontenani ha già fatto sapere che farà ricorso e che chiederà "la riapertura dell’istruttoria e una nuova perizia". E ha aggiunto: "Pifferi era molto dispiaciuta per l’atteggiamento della sorella e della mamma che quando hanno sentito la parola ergastolo hanno festeggiato".