Noi artisti, semi di una pianta da far germogliare

Elio De Capitani: oltre 100 persone sono al lavoro all’Elfo per tornare grandi

ELIO DE CAPITANI

ELIO DE CAPITANI

Milano, 9 luglio 2020 - “Gli insorti del ghetto di Varsavia cercavano di mettere in salvo i poeti, gli scrittori. Così fanno gli alberi circondati dalle fiamme: scaraventano lontano i loro semi. I poeti, gli scrittori erano i semi della loro pianta e avrebbero innalzato a canto la testimonianza”. Così scrive Erri De Luca nel “Torto del soldato”. Non sono né poeta né scrittore, non siamo combattenti nel ghetto anche se qualcosa di eroico è accaduto nei nostri ospedali e la morte di molte persone è avvenuta in una disperata solitudine e in circostanze spesso così tragiche da gettare in uno sgomento senza redenzione molte famiglie.

Cosa siamo noi del Covid19, cosa siamo noi cittadini tutti? E cosa siamo noi artisti, in mezzo a tutti i problemi di questo paese e del mondo? Qualcuno ha voglia di considerarci i semi della pianta d’Italia da far germogliare? Ce lo siamo guadagnati il rispetto per il nostro mestiere di fabbricatori di storie in questi mesi di confinamento dove tutti sono (soprav)vissuti guardandoci nei piccoli schermi al lavoro come attori – con alle spalle tutto l’universo, invisibile al grande pubblico dei creatori e delle maestranze, dallo sceneggiatore alla sarta di scena? L’emergenza Covid19 ha fatto esplodere le contraddizioni del “peccato originale” della repubblica verso tutto il teatro, non solo verso i lavoratori dello spettacolo.

Non sorridete, non è una affermazione eccessiva, è la verità di una condizione eternamente provvisoria – aspettiamo una legge dal 1948 e neppure è detto che stavolta arrivi – e la precarietà che ne deriva ci vorrebbe eternamente sudditi: la più colpita delle arti, la più fragile, quella che si rimette in moto con più fatica ma anche con generosità e fantasia.

Vogliamo reagire con forza e farci sentire, puntando sull’arte e sulla lotta per i diritti, in parallelo: l’una senza l’altra non costruisce il nostro futuro. E pare ci siano parti importanti della politica che lo hanno finalmente capito. Perché qui sta il segreto del teatro nel nostro paese: dove i protocolli sanitari rimandano alla possibile omologazione dei monologhi – per nulla di per sé ricusabili ma certo non risolutivi - noi rispondiamo con la diversità innata della nostra arte. E in Lombardia, il più martoriato dei territori, parte la cura del teatro all’aperto in tanti modi originali e altrettanto originalmente noi all’Elfo prepariamo con fiducia spettacoli importanti per l’autunno, per l’inverno, per la stagione: uno diverso dall’altro, pure nella risposta alle stringenti regole anti-covid ma con tanti, tanti attori in scena – con tante risposte originali e diverse per ogni spettacolo per agire in sicurezza sul palco e in platea – e sopratutto con temi importanti e testi forti com’è caratteristica di un teatro d’arte contemporanea come il nostro.

È intriso di presente e di epica possente l’insieme del nostro lavoro. Tutti i nostri, magistralmente artigianali, marchingegni d’arte sono creati per rispondere agli interrogativi del presente come solo l’arte può fare e come in molti cittadini ci chiedono con la forza, rivolgendosi con grande speranza alla nostra diversa sensibilità d’artisti nel guardare alle cose della vita. E più di cento persone – tra maestranze tecniche e organizzative ma soprattutto artisti, attori, cantanti, musicisti, dagli storici attori dell’Elfo ai giovani grandi talenti emersi in questi anni, guidati da Ferdinando Bruni, da Francesco Frongia, dal sottoscritto e da un novero importante di creatori e di registi – sono al lavoro al Teatro dell’Elfo per tornare ad essere produttori di immaginario, di pensiero, di arte: un capitale simbolico imprescindibile per la coscienza e la cultura della città e per il paese.

Lo facciamo creando e partendo dalla vulnerata capitale del teatro, Milano, ma con forti reti di coproduttori: i teatri e i festival di Napoli, Torino, Catania, Lugano, con le Marche, con Genova e con Roma. Una grande, unitaria, solidale risposta alle difficoltà, la nostra grande forza assieme a quella che  ci viene dal nostro solidale e vicinissimo pubblico, che ci sta sostenendo in tutti i modi, anche economicamente, con moltissime donazioni. Come noi stiamo sostenendo chi è ancora più in difficoltà, come i nostri carissimi fratelli d’arte del Teatro della Contraddizione che lotta contro la chiusura. Le profonde ferite del Covid si cureranno anche così. Insieme, uniti.

Elio De Capitani, codirettore artistico Teatro Elfo Puccini 

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