Melzo, Andrea Punzo a tu per tu con i rapinatori nel bar. "Li imploravo di non farci male"

Il proprietario del bar-tabaccheria: "Se avessi avuto un'arma nel cassetto, non l'avrei usata. Ero paralizzato dalla paura. Con me mia madre Rosalia di 74 anni ferita alla testa dai banditi e mio figlio di 9"

Andrea Punzo e Rosalia Cantarello, titolari della tabaccheria di via Carducci

Andrea Punzo e Rosalia Cantarello, titolari della tabaccheria di via Carducci

Melzo, 19 febbraio 2023  - La rapina con il pestaggio al bar tabacchi Punzo di Melzo, salotto buono dell'hinterland milanese. Venerdì alle 20, poco prima della chiusura, quattro uomini hanno fatto irruzione nel locale, il capo aveva una maschera da pagliaccio e una pistola in pugno. Prima di andarsene ha ferito con il calcio alla testa la titolare 74enne Rosalia Cantarello. Con lei c'erano il figlio Andrea Punzo, 47, e il nipotino Patrizio di 9 che ha lanciato l'allarme. E' l'uomo che racconta come è andata. Terrore? “All'inizio, no. Credevo fosse un mio amico. Capita che arrivi travestito e con il carnevale alle porte ho creduto che volesse farci uno scherzo. Ero seduto a un tavolo con il cellulare in mano. Il malinteso è durato un attimo. Ho capito che eravamo nei guai quando ha aperto bocca: non era la sua voce. Mi si è gelato il sangue nelle vene. E non dico per dire”. Cosa è successo? “Urlava 'dammi i soldi', 'dove è la cassaforte'?”. E lei? “Ero letteralmente paralizzato dalla paura. Mia madre e mio figlio erano sul retro. Volevo avvisarli, ma non sapevo come fare. Nel frattempo sono arrivati i complici. Erano in tre. Due mi sono sembrati ragazzini, con loro c'era un adulto. Il capo era italiano, non ho notato inflessioni dialettali”. Hanno messo sotto sopra il bar. E' stato tutto veloce, a pensarci adesso, ma a noi quegli istanti sono sembrate ore, quando ho visto visto che cominciavano a distruggere tutto, ho chiamato mia madre. 'aiuto mamma, aiuto'. E' corsa lì, l'hanno spintonata e lei si è messa a urlare, 'lasciateci in pace', 'andatevene'”. Patrizio dov'era? “L'hanno rinchiuso nello sgabuzzino affacciato sul cortile, ma hanno lasciato inserita la chiave. E' stato lui a liberarsi e a correre in strada a chiedere aiuto. Ma alle otto di sera c'era il deserto. Neanche un'anima. Poi è arrivato un conoscente e ha chiamato i carabinieri”. E nel frattempo lei e sua madre? “Li abbiamo visti arraffare sigarette e contanti, 3mila euro in tutto all'incirca. Prima di andarsene hanno colpito la mamma alla testa. Ha un bel taglio. Per fortuna nulla di irreparabile. Ma se l'è vista brutta”. Lei ha una pistola? “No, ma se anche fosse stata nel cassetto, sono sicuro che non l'avrei usata. E' impossibile in quei momenti. Non ho neanche pensato di reagire. Mi sono buttato per terra implorandoli di non farci del male. Non avrei mai sparato. Mio padre ce l'aveva, regolarmente detenuta, ma neppure lui, nonostante quattro furti, l'ha mai impugnata”. A quando risale l'ultimo colpo? “Al 2006, di notte. Ma non li abbiamo visti. Fu papà ad accorgersi che qualcosa non andava. Non ci sono mai state rapine, prima. Ho sporto subito denuncia, spero che li ritrovino. In tutta la nostra storia abbiamo subito quattro furti. Dal 1957, anno in cui i miei genitori aprirono. Spero che non ci capiti mai più: è stato davvero terribile. Si può morire per lo spavento”.