TOMMASO PAPA
Cultura e Spettacoli

Mantova, architettura senza confini: "Idee, libri, musica. Il futuro è qui"

Apre il 7 maggio il festival sull’arte del fare: da Palazzo Te alla Casa del Mantegna, un mese di eventi. Faroldi, prorettore del Politecnico: "Approccio multidisciplinare nel racconto di progetti e paesaggi"

Volontari e organizzatori di Mantovarchitettura. In prima fila, quinto da sinistra, il prorettore del Politecnico Emilio Faroldi

Volontari e organizzatori di Mantovarchitettura. In prima fila, quinto da sinistra, il prorettore del Politecnico Emilio Faroldi

All’origine c’è un’intuizione: far affluire le idee del futuro in “contenitori“ storici che le esaltassero. Una suggestione che è già tradizione. Il festival Mantovarchitettura arriva quest’anno all’11esima edizione. Per un mese, dal 7 maggio al 7 giugno, le rive del Mincio, coi loro palazzi gonzagheschi, saranno l’approdo naturale di architetti, urbanisti e paesaggisti pronti a confrontarsi e arricchire le nuove generazioni di addetti ai lavori. Ma non solo. Perché anche un pubblico sempre più vasto segue gli appuntamenti (tutti gratuiti) della kermesse. Gli eventi, oltre una settantina, si svolgeranno nei luoghi più belli di Mantova, non solo quelli celebrati come Palazzo Te, ma anche in alcuni spazi meno noti, dall’ex chiesa della Madonna della Vittoria alla Casa del Mantegna.

Emilio Faroldi, prorettore vicario del Politecnico di Milano e coordinatore del gruppo di lavoro scientifico e organizzativo della rassegna: che valore ha per Mantova questo confronto con l’architettura internazionale?

"La manifestazione di quest’anno è un’edizione delicatissima. Nasce nel solco della continuità culturale e fisica delle precedenti. Affidiamo a interlocutori privilegiati e ad eventi mirati il compito di costituire un attendibile e solido barometro delle istanze espresse da una società in continua evoluzione. Un contenitore di testimonianze, idee, sogni e strategie filtrate dall’occhio privilegiato dell’architettura, della pianificazione urbana, dei territori e dei molteplici paesaggi che compongono il mondo".

La rassegna è dedicata all’architettura «del fare». Cosa vuol dire in concreto?

"Abbiamo scelto come slogan “L’Arte del fare: storia, memoria, contemporaneità“ perché sono termini che ben descrivono i paradigmi di una disciplina che traguarda il futuro per mezzo del motore del vissuto, quale filtro interpretativo della cultura del fare. Mantovarchitettura si colloca, tuttavia, nel solco della tradizione politecnica di ospitare figure illuminate, fornendo al dialogo e alla relazione con l’eccellenza, la chiave interpretativa di diffusione delle conoscenze, dei saperi e delle arti. Eventi, mostre, conversazioni, lecture, convegni, giornate di studi, masters workshop, si susseguiranno nei più significativi luoghi architettonici della città, eleggendo i contenitori a chiavi interpretative di significati e contenuti".

Questa edizione è la prima senza il suo ideatore, il professor Federico Bucci, investito e ucciso da un’auto sul lago di Garda a settembre. Quanto conta la sua eredità?

"Mantovarchitettura è totalmente figlia dell’intuizione del professor Bucci: la visione di una disciplina incentrata sul progetto e la proiezione verso il futuro favorita dall’esperienza nei luoghi del passato. A settembre siamo stati di fronte a scelte delicatissime: avremmo potuto sospendere l’evento per un anno, ad esempio. Ci è sembrato invece preferibile continuare la tradizione nel rispetto delle idee del suo fondatore, ma abbiamo scelto di introdurre anche elementi di novità e ricerca. Prima fra tutte, un’attitudine multidisciplinare. Speriamo che in questa edizione (che dedica alla memoria del prorettore un incontro sui suoi scritti riguardanti l’architetto Luigi Moretti, ndr ) la presenza del professor Bucci si senta anche più di prima".

Il progetto grafico scelto quest’anno per la rassegna è stato affidato al dipartimento di Design del Politecnico di Milano e condensa un programma densissimo con quasi 200 relatori. Può indicare gli appuntenti più significativi e i più insoliti?

"Iniziamo il 7 maggio a Palazzo Te con un omaggio al celebre architetto Paolo Zermani, al quale è collegata anche una mostra con tre sue opere. Poi arriveranno a Mantova figure di rilievo nazionale e internazionale, perché l’architettura supera per sua natura le frontiere e vogliamo portare qui esperienze preziose compiute all’estero. L’altra caratteristica, come dicevo, è la multidisciplinarità. C’è la musica, ad esempio: avremo un concerto in 11 stanze al teatro Bibiena. E c’è la letteratura: agli appuntamenti di “Urbanistica noir“ saranno protagonisti i giallisti Gianni Biondillo, Massimo Carlotto e Omar Di Monopoli".