Alessandro Barbero al Festivaletteratura di Mantova: “Io, storico, dico grazie a Google Maps”

L’unico medievalista che fa impennare share in tv e vendite di libri presenta il suo “Brick for stone”

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Mantova – Alessandro Barbero non ha bisogno di troppe presentazioni: è forse l’unico medievalista che fa impennare lo share televisivo, i suoi podcast sono sempre un successo, le sue conferenze altrettanti sold out. E anche al Festivaletteratura si prevede il tutto esaurito per il suo incontro (‘Quando caddero le torri’ oggi alle 16.45 piazza Castello a Mantova). Tutto questo mai rinunciando al rigore dello storico e all’adozione di un linguaggio comunicativo ma senza compromessi o ammiccamenti.

Barbero, 64 anni, è docente universitario, consulente scientifico di importanti programmi tv, un faro del web per gli appassionati di storia. Ma anche un romanziere. Nella sua carriera ha collezionato molti titoli: da ‘Bella vita e guerre altrui di Mr Pyne gentiluomo’ del 1995 con cui ha vinto un Premio Strega, a ‘L’ultima rosa di Lautrec’ (2001) a ‘Caporetto’, del 2017 nel centenario della disfatta. Torna a Mantova con ‘Brick for stone’ (titolo che allude alla fragilità delle torri e le accosta alla Torre di Babele), un secondo ‘capitolo’ dopo ‘Alabama’, del suo viaggio letterario negli Stati Uniti.

Una curiosità per l’America, certamente. Ma anche il desiderio di approfondire la tragedia delle Twin Towers?

"Il mio romanzo non ha a che fare direttamente con l’attentato dell’11 settembre 2001; è un lavoro di pura fantasia, con tantissimi personaggi anche stravaganti. Lo spunto, in effetti, è quello di un’indagine della Cia a New York proprio nel timore di un possibile attentato, come poi effettivamente accadrà".

C’è però chi ha notato una ricerca storica certosina sulla New York di inizio anni Duemila, un amore per i particolari dal quale traspare lo storico di professione. Non è così?

"Certamente c’è questo elemento, e in ogni caso un autore di romanzi storici deve cercare frammenti del passato. In questo caso mi ha molto aiutato la tecnologia. Devo un grazie a Google Maps per essere riuscito a visitare nel dettaglio la Grande Mela, che conoscevo ma non certo così bene. Durante la preparazione del romanzo ho visitato quartieri dove francamente non metterei mai piede".

Per esempio?

"Mah, non credo che farei mai una passeggiata nel North Bronx, come succede nel libro".

Come lo definirebbe, il suo ultimo lavoro?

"C’è chi ha usato la parola ‘thriller’ e forse in parte lo è, ma poi l’infittirsi dei personaggi lo trasforma in qualcosa di diverso: un tentativo di dare uno spaccato sociale della metropoli americana dove si muovono personaggi di vario tipo, dagli intellettuali a figure provenienti direttamente dai ghetti urbani".

Il romanziere Barbero è più libero dello storico, no?

"Certo è interessante il racconto in terza persona delle vicende e dei loro protagonisti, con la consapevolezza che il narratore è, per sua natura, onnisciente, sa tutto quello che serve".

Compreso il finale, che ovviamente non va svelato. Ha, invece, qualche novità nel cassetto a cui può accennare?

"Di sicuro non prevedo a breve altri romanzi. Devo dire, rispetto alla mia attività di storico, che anche in questo caso mi piacerebbe prendermi una pausa, da dedicare alla ricerca e allo studio".

E crede che ci riuscirà?

"Vorrei, ma non penso che il mio editore Laterza, sia d’accordo".