Per approfondire:
Mantova - Dieci anni fa , all’alba del 20 maggio 2012 (e poi con altre terribili repliche il 29 del mese) la Lombardia orientale venne scossa da un sisma di potenza distruttiva inattesa. Come in Emilia Romagna e in Veneto, la paura e le devastazioni sconvolsero una fetta di Pianura Padana che sembrava immune da questo genere di rischi. Per fortuna, però, non ci furono morti e così quello dell’area settentrionale del cratere sismico, coincidente con il Mantovano, è divenuto il ‘terremoto dimenticato. Mediaticamente almeno, perché nei fatti anche il territorio lombardo può guardare con soddisfazione al decimo anniversario di quel dramma. Nelle ore in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, porta la propria testimonianza alle popolazioni del Modenese, le più colpite, arriva il bilancio del lavoro fatto da Regione e Comuni in terra lombarda. Ed è un bilancio lusinghiero, quello presentato dai vertici regionali, con a capo il governatore Attilio Fontana, dalla commissaria all’emergenza Alessandra Cappellari e da Roberto Cerretti, che ha guidato la squadra tecnica per la ricostruzione. Molto è stato fatto, dicono i mnumeri, anche resta molto altro. Su un totale di 3.156 istanze presentate per ottenere il risarcimento dei danni, i tecnici regionali hanno completato 3.122 istruttorie, pari al 98,6% delle domande. Meno del 2% delle pratiche è ancora in sospeso. Tradotto in soldoni, il terremoto lombardo è costato 900 milioni di euro (qualcosa come circa 2mila miliardi di vecchie lire). Qualità e tempi della spesa in questo decennale non sono stati uguali per tutti. La ricostruzione è iniziata mettendo al primo posto i privati, quelli che avevano perso la casa, o l’ambiente fisico di lavoro o entrambi. Poi sono venuti i sostegni alle aziende e, infine, in ordine di tempo, gli interventi sugli enti pubblici dove la trafila burocratica che precede i lavori era più ...
© Riproduzione riservata