Tragedia di Sabbioneta, Zani si difende: "Io non c’entro". Ma il gip non gli crede

L'artigiano, accusato di aver causato la morte del figlio 11enne dopo aver incendiato la casa di famiglia, resta nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Cremona

Gianfranco Zani, 53 anni

Gianfranco Zani, 53 anni

Sabbioneta (Mantova), 27 novembre 2018 - Resterà chiuso in una camera di sicurezza del reparto psichiatrico dell’ospedale di Cremona Gianfranco Zani, l’artigiano accusato di aver dato fuoco alla casa di famiglia provocando la morte di uno dei suoi figli, Marco, di 11 anni, del quale domani si celebreranno i funerali. Il padre, 52 anni, precedenti per rapina e lesioni, è accusato di omicidio volontario. Ieri davanti al gip di Cremona, l’udienza di convalida del fermo in cui il giudice ha disposto la custodia in carcere. Durante l’interrogatorio Zani non è arretrato rispetto alla linea difensiva anticipata dal suo legale, l’avvocato cremonese Fabrizio Vappina: «In casa non ci sono entrato e non sono io ad aver appiccato l’incendio – ha ripetuto al gip –. Ero lì per sorvegliare mia moglie». Il giudice non gli ha creduto. E gli inquirenti cercano altre prove. Da lunedì mattina i Ris di Parma sono al lavoro in via Tasso 2 a Ponteterra di Sabbioneta, nella villetta in cui vivevano l’ex moglie dell’artigiano Silvia Fojtikova, 39 anni, slovacca, con i tre figli della coppia, Alex, Marco e Fabio. Sono arrivati anche i vigili del fuoco della sezione investigativa di Milano per trovare risposta alle molte domande ancora aperte sulla tragedia.

La prima è su chi ha dato fuoco all’appartamento: su Zani convergono molti sospetti visti i comportamenti da lui tenuti nei mesi passati, che avevano causato l’allontanamento per vie legali dell’uomo dalla famiglia. Sin dall’estate la moglie aveva cominciato a preoccuparsi; poi aveva chiesto aiuto all’avvocato di Casalmaggiore Maria Delmiglio e a metà ottobre era approdata alla stazione dei carabinieri di Sabbioneta. I militari le sono stati vicini e hanno tentato in tutti i modi di dare seguito alle 4 denunce da lei presentate.

Nessuno è riuscito a evitare l’epilogo del dramma, giovedì scorso, quando il marito, dopo avere - secondo l’accusa - dato fuoco alla casa con dentro il piccolo Marco, aveva tentato di speronarla col furgone prima di fuggire. Lei si era salvata e, dopo aver visto il fumo uscire di casa, aveva tentato inutilmente di portare fuori il figlio di 11anni. Il ragazzo è stato trovato esanime nella sua cameretta: i Ris forse potranno chiarire se effettivamente il locale era chiuso a chiave dall’esterno, come si sospetta. L’ultima aggressione alla moglie è costata a Zani un altro ordine di custodia in carcere per aver violato il divieto scattato dopo i maltrattamenti del 9 novembre scorso, quando aveva mandato all’ospedale la donna e i figli.