Mantova, truffano pazienti con costose terapie: nei guai medico e commerciante

Hanno guadagnato illegalmente su farmaci costosi, prescritti anche a malati di Covid 19

Carabinieri (Foto archivio)

Carabinieri (Foto archivio)

Mantova, 19 novembre 2020 - Sono accusati di aver truffato decine di pazienti e il Servizio sanitario nazionale, guadagnando illegalmente su farmaci costosi, prescritti anche a malati di Covid 19, e su ricercati integratori alimentari. In azione i carabinieri di Mantova e Reggo Emilia, in collaborazione con i Nas di Cremona. A finire nei guai sono stati una giovane dottoressa e un commerciante di farmaci, entrambi reggiani ma che operavano in provincia di Mantova. Qui risiedono tutte le vittime del raggiro, dalle quali sono partite le denunce, scattate dopo l'allarme di altri professionisti. I due sono finiti agli arresti domiciliari, colpiti da un'ordinanza di custodia cautelare della Procura della Repubblica di Mantova. I carabinieri hanno ricostruito i loro movimenti a partire dal settembre dell'anno scorso a tutto aprile di quest'anno. Alla dottoressa e al commerciante vengono contestati i reati di truffa al Servizio sanitario nazionale ed esercizio abusivo della professione medica.

Stando alle accuse i due operavano in tandem. La professionista reggiana era riuscita a carpire la fiducia di una serie di pazienti. Per ora se ne sono fatti avanti una decina ma gli inquirenti proseguono gli accertamenti e sono convinti che quelli presi di mira siamo molti di più. Alcuni erano anche malati oncologici. Poi, secondo quanto emerso, esercitando pressioni psicologiche, li avrebbe convinti a curarsi con prodotti 'alternativi', definite cure nutraceutiche. La nutraceutica è una pratica di medicina naturale affermatasi negli anni Ottanta che prevede che da esseri animali, vegetali, minerali e microrganismi possano essere ricavate sostanze utili per la salute umana. Esistono estratti nutraceutici in capsule ma anche alimenti definiti nutraceutici. Ma nessuno richiede ricette. Servono invece farmaci 'sussidiari' di quelle cure, e - secondo le accuse - la dottoressa provvedeva a ordinarli e a procurarli con la complicità del commerciante.

In base a quanto ricostruito le medicine, tutte molto costose, venivano prese nelle farmacie con ricette apparentemente regolari: in realtà venivano dai ricettari di altri medici, del tutto ignari, ovviamente falsificati. Stando alle accuse, il guadagno consisteva nella differenza tra il prezzo del ticket e quello pieno fatto pagare ai pazienti. Il 'bottino' ancora non quantificato si aggirerebbe su qualche decina di migliaia di euro.