Senzatetto accampati sotto il ponte E per lavarsi scelgono il fiume Adda

Sono una sessantina i giacigli di fortuna che si contavano ieri mattina nella zona della tangenziale

Migration

di Laura De Benedetti

Fare il bagno nell’Adda. Non una rinfrescata sotto il solleone in piena estate. Ma lavarsi, sapone alla mano, a metà ottobre. E’ la routine di chi lungo il fiume ci vive, perché non ha una casa, un riparo, un tetto sulla testa che non sia la doppia corsia della tangenziale. E così, mentre noi abbiamo ormai messo i costumi vacanzieri nell’armadio, c’è chi, i piedi a mollo nell’Adda alle porte di Lodi, si fa lo shampoo, si sfrega con una spugna e poi si risciacqua a secchiate, per la propria igiene. Eravamo andati a chiedere ai tanti che ancora vivono sulla doppia corsia ciclabile, terra di nessuno, sotto il ponte della tangenziale (almeno una sessantina, ieri, i materassi, qualche divano o cartone, che contrassegnavano una ‘residenza fissa’, con indumenti, scarpe, ciabatte, generi alimentari, resti di fuochi accesi col legno raccolto nell’area golenale per cucinare e scaldarsi, mentre i più erano al lavoro) cosa volessero chiedere al giovane nuovo sindaco di Lodi.

E la risposta è stata unanime: "Una casa, un alloggio". Lo ha ribadito anche il nigeriano che nella tarda mattinata di ieri stava approfittando dell’ora più calda per lavarsi nel fiume: "Ho l’opportunità di pagare un affitto, ma la casa è il problema. Il mio tempo al dormitorio è finito, i documenti sono scaduti. Sono stato in Olanda ora vivo qui sotto il ponte da 8 mesi e lavoro all’Inalca, a Ospedaletto, dalle 14 alle 22. Quando finisco trovo un posto di fortuna dove dormire, a Ospedaletto o a Casalpusterlengo. Ma la mia coperta, il mangiare ce l’ho qui, al ponte di Lodi". Taonh Konan ‘Israel’ Porquet (nella foto), 57 anni, della Costa d’Avorio, sotto il ponte ci vive da 6 anni, anche nei mesi più duri quando gelo e nebbia non danno tregua. Ieri, scopa alla mano, puliva l’area in cui vive: materassi e coperte, cibo, legna di scorta, indumenti: tutto tenuto in ordine, la balconata che si affaccia sul fiume ripulita anche dalle foglie, mentre sopra sfrecciano auto e camion.

"Spero che il sindaco capisca il dolore del mio animo - afferma -. Qui non ho il cuore tranquillo, possono sempre venire e portarci via tutto. Se avessi una casa potrei ‘rialzarmi’. Non la voglio gratis, ma nesseno affitta se non hai un contratto di lavoro a tempo indeterminato". Porquet, che è a Lodi da 33 anni (in passato era riuscito quasi a comprare casa e a portare qui la moglie e alcuni della dozzina di figli, ora tutti in Africa; nel 2018 ha ottenuto la licenza di terza media e nel 2020, grazie agli Avvocati di strada, la residenza), tra vari lavori e colloqui, col contributo di amici e familiari, sta studiando per ottenere (costa 2mila euro) la patente Cqc: "Il mio sogno? Guidare i tir". Anche lui fa il bagno sotto il ponte: "Alle docce pubbliche spesso si litiga. Preferisco qui. D’inverno scaldo dell’acqua sul fuoco, la metto nelle bottiglie e mi lavo il più in fretta possibile".