Ex Auchan, le voci dei licenziati: "Siamo disperati"

Nella lista nera cassiere, panettieri e addetti alla vendita, per la maggior parte con 28 anni di anzianità. "E ora chi ci darà mai un lavoro?".

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di Paola Arensi

Da ieri l’ipermercato all’interno del centro commerciale Belpò di San Rocco ha chiuso, contestualmente al passaggio dal gruppo Auchan a quello Conad. Oggi ci sarà l’inventario e domani la proprietà diventerà formalmente Conad. Con numeri amari: 110 dipendenti restano, 52 esodi volontari aspettano, in cassa integrazione, lo sblocco dei licenziamenti e 25 altre figure sono state lasciate a casa a sorpresa. Tra loro malati, invalidi, monoreddito, persone in difficoltà economica, con figli da crescere ed età non più appetibili per offerte di lavoro. Queste ore per loro sono di ansia, lacrime e amarezza. Tra i 25 licenziati c’è T.B. di Guardamiglio, 49 anni, nazionalità marocchina. Nell’Auchan era stato panettiere e poi capo reparto in panetteria-pasticceria, con 4 anni alle spalle anche al reparto frutta e delegato sindacale. Ha 4 figli, di cui 2 minori e moglie a carico. "Ho perso il lavoro benché abbia sempre cercato di collaborare e non dar fastidio, senza reddito sarà impossibile andare avanti" dice. Si sfoga anche una donna di 55 anni, cassiera da 14 anni "mi hanno tenuto in sospeso fino all’ultimo, ho lavorato fino alle 18 di lunedì. Io sono un’assunzione obbligatoria, avendo un’invalidità. Mi sento come uno straccio vecchio da buttare". S.B., 50 anni, racconta "io sono in azienda da 25 anni: addetta vendita, macelleria 10 anni, poi ho avuto problemi di salute e sono riuscita a cambiare mansione. Ho fatto la banconista. Ho sempre accettato lavori anche in ortofrutta, drogheria, panetteria e dolci. Ma mi sono sempre anche battuta per i miei diritti, come quando ci facevano fare più domeniche rispetto a quelle da contratto. Probabilmente, non tenendo la bocca chiusa e avendo patologie che a volte non mi consentono di andare al lavoro, mi hanno messa nella lista degli esuberi".

Poi c’è il dramma di L.F., 48 anni, di Corno Giovine. "Ero in azienda da 28 anni, prima dell’apertura. Che doccia fredda! Io sono invalida al 100 per cento, malata oncologica dal 2014. Ho il marito con problemi e in due abbiamo uno stipendio full time. Abbiamo tre figli minori. Al primo posto la salute ma i soldi servono, non voglio fare pietà a nessuno, solo raccontare il torto subito" testimonia. Tra gli esuberi anche un ragazzo di Casale disabile grave, assunzione obbligatoria, col mutuo, monoreddito e A.Q., di 50 anni, di Piacenza. "Ho 28 anni di anzianità come cassiera – dice –. Credo di essere eliminata perché ho avuto una malattia oncologica e risulto invalida al 50%. Potevano dirlo prima. Sono monoreddito, sarei andata via con esodo volontario".

C.M.T. di 52 anni di San Rocco incalza "lavoro nel sito da 28 anni come cassiera e ci sono rimasta molto male, ho dato il massimo, sempre presente anche con l’emergenza Covid. La mia responsabile ha pianto. Purtroppo sono stata operata più volte e avevo una limitazione. Non sono mai stata in infortunio anche quando mi sono fatta male. Ho chiamato il direttore per chiedere conto. Scherzavo con tutti, i clienti mi volevano bene, voglio bene alle colleghe e compravo tutto lì. Ora non mi vedranno più". Una 47enne ricorda che "la responsabile piangeva incredula per quella lista, ero lì da 28 anni. Ho sempre accettato tutte le mansioni, cassiera, addetta al box informazioni, al settore multimedia, spazio gioco etc. Negli ultimi 10 anni ho avuto problemi di salute gravi. Secondo me hanno mirato ai contratti più costosi. Io ho figli, all’università e alle superiori, devo garantirgli un futuro. Mi adatto a fare qualsiasi cosa, ma ho paura e mi chiedo se, con l’esperienza che ho, non c’era un posto per ricollocarmi? Alla mia età vedevo la vita in un altro modo".

I meriti della pandemia, intanto, sono stati dimenticati. "Non mi sono mai assentata e ho portato a casa il Covid, ma se prima io e i colleghi eravamo eroi, ora siamo esuberi e fa male – si sfoga un’altra licenziata –. I miei figli devono studiare, noi abbiamo spese e anche le colleghe hanno situazioni complicate, mi chiedo perché tutto questo?". G.G. di 56 anni insiste "sono invalida civile assunta nelle liste di massima occupazione e monoreddito, ora sono devastata. Mi è stato detto all’ufficio personale che sono orgogliosi e fieri del mio lavoro, ma per me è difficile accettare questo trattamento. Lo è dopo una devastazione mentale di 24 mesi, per come siamo stati trattati". Continua lo sfogo G. F. di 54 anni, da 25 anni in Auchan "anche mio marito lavorava lì ed è uscito a giugno, con esodo volontario. Pur di rimanere, almeno io, ero disposta a diventare part-time. Avevamo già stipendi già abbassati. Abbiamo un figlio. Ho sempre lavorato di notte e di giorno, in chiusura". A.F. di 48 anni conclude "sono in azienda da 28 anni, ci hanno lasciati a casa senza criteri, tutte persone che non meritavano e hanno problemi fisici, economici. Io ho fatto di tutto, lavorando nei diversi reparti. Sono in malattia perché mi sono rotto la clavicola, ho chiamato in azienda con la scusa di consegnare il badge e scoperto di essere un esubero". La notizia è stata forte e L.T., di Formiraga, assunta come cassiera nel 2006, categorie protette, che non si è mai tirata indietro, è stata male "soprattutto ultimamente, se c’era da uscire a sistemare scaffali o fare altro, io lo facevo. Lunedì alle 18 mi hanno avvisata: buttata in spazzatura. Sono crollata, mi hanno portato al pronto soccorso a Codogno. La direzione non ha avuto nemmeno il coraggio di chiamarci, molto umana la persona dell’ufficio personale". M.B., 51 anni, di San Rocco, al supermercato da 28 anni, prima come segretaria poi cassiera, addetta a telefonini, assistenza e riparazioni, ancora cassiera e in sicurezza, ricorda "mi sono sempre adattata, sono single, monoreddito e ho il mutuo. Io sono un vecchio contratto e forse costavo più degli altri. Non si può fare così. Io a 51 anni dove vado a lavorare? Bastava chiedermi anche un eventuale cambio di contratto. Con 900 euro di cassa integrazione cosa devo fare? Infine R.B. di 55 anni, dipendente da 28 anni: "Mi è stato detto che, essendo un terzo livello, a 38 ore, costo troppo".