Lodi, dentista dell’Asst arrestato: via all’indagine interna

Mazzette per protesi al dottor Colella che lavora all’ospedale di Sant’Angelo. L’Asst si chiude a riccio. "Ci rimettiamo alle dichiarazioni della Regione"

Un dentista (Foto di repertorio)

Un dentista (Foto di repertorio)

Lodi, 1 giugno 2022 - Nel Lodigiano bocche cucite, a partire dai vertici dell’Azienda socio sanitaria territoriale di Lodi, che nella vicenda è parte lesa, sulle presunte tangenti prese da un dentista dipendente su contratti per la fornitura di protesi dentali e apparecchi per bambini. L’indagato è Gianfranco Colella, 64 anni, dentista in servizio all’ospedale Delmati di Sant’Angelo Lodigiano e noto, come riferito dalle forze dell’ordine, come “l’imperatore”. Stando agli accertamenti delle Fiamme gialle e del pm Paolo Storari, Colella, finito ai domiciliari su ordine del gip Carlo Ottone De Marchi, avrebbe ricevuto un indebito compenso pari a 97 mila euro. Il medico è stato arrestato dalla Gdf insieme a un collega odontoiatra delle Asst di Milano e tre dipendenti di una società specializzata nel settore (la Wisil Latoor srl con sede a Milano in viale Abruzzi). Nel provvedimento firmato dal gip si contesta la corruzione. Per l’accusa i medici avrebbero percepito, dagli anni 90, una percentuale sulle forniture, per un ammontare annuo tra 5mila e 8 mila euro in contanti. L’inchiesta ha anche documentato con immagini lo scambio del denaro. I cinque fermi sono scattati dopo l’indagine della Procura di Milano e ieri, in ambiente ospedaliero, nessuno ha voluto commentare la vicenda del collega. "Ci rimettiamo alle dichiarazioni della direzione generale Welfare di Regione Lombardia" si sono limitati a dire dall’Asst.

E il Pirellone poco prima aveva fatto sapere che "è stata immediatamente istituita una Commissione di indagine interna per ogni opportuno approfondimento sull’inchiesta avviata dalla magistratura milanese, circa presunte prescrizioni di protesi dentali inutili da parte di due odontoiatri attivi all’Asst Nord Milano e all’Asst di Lodi". E ancora "esprimiamo piena fiducia negli inquirenti ed assicuriamo massima collaborazione, per un rapido e completo accertamento dei fatti e delle responsabilità". Gli inquirenti accusano gli interessati di aver messo in piedi un sistema in cui, per i pazienti, i costi di una protesi dentale o di un apparecchio di ortodonzia erano “gonfiatì“. Nell’indagine, come riferito dagli inquirenti, sarebbe emerso il rilascio di prescrizioni di apparecchi di ortodonzia non necessari, non impiantati o dai costi indebitamente raddoppiati; nell’ambito delle protesi, invece, prescrizioni mediche con voci accessorie, non corrispondenti ai trattamenti effettuati, al solo fine di aumentare il valore finale della prestazione per la successiva fatturazione e pagamento da parte dell’ignaro paziente. In cambio, i medici compiacenti avrebbero ottenuto dalla società fornitrice un compenso calcolato in percentuale sul fatturato procurato all’azienda mediante le prescrizioni mediche effettuate. “Compenso corrisposto con presunte mazzette consegnate brevi manu o con sconti per i propri studi privati”.