Covid, altri contagi negli ospedali: allarme a Lodi e Codogno

Ai 30 positivi di mercoledì, si sono aggiunti nuovi medici, infermieri e operatori. La denuncia dei sindacati: personale con mascherine da non usare in corsia

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Contagi negli ospedali lodigiani, cresce l’allarme. Dopo i 30 casi di positività tra pazienti e personale emersi mercoledì al Maggiore di Lodi in reparti che avrebbero dovuto essere “Covid free“ (cioè liberi dal virus), ieri sono risultati ammalati anche altri sei operatori sanitari, ossia quattro infermieri della Cardiologia e altri due (un medico e un infermiere caposala) di Emodinamica e si sarebbe sviluppato un piccolo “focolaio“ anche all’ospedale di Codogno, dove da circa metà ottobre, l’ex reparto di Riabilitazione cardiologica era stato di nuovo, dopo la prima ondata della pandemia, riconvertito in hub Covid per accogliere i pazienti positivi. A contrarre l’infezione nella struttura della Bassa sarebbero, per quanto appreso, almeno tre dottori ed altrettanti operatori sanitari. Sono risultati positivi al tampone e costretti alla quarantena e all’isolamento domestico. Una situazione difficile anche sotto il profilo gestionale in un momento in cui, in generale, il personale è già ridotto e quello in servizio lavora in condizioni pesanti.

Per quanto riguarda Lodi i sei ulteriori operatori sanitari risultati positivi sono stati lasciati subito a casa dal servizio fino a quando non verranno considerati negativizzati. E si terrà presto un “audit“ interno per cercare di capire le cause del focolaio. Intanto l’Asst ha ribadito che i 24 pazienti ricoverati che erano nei reparti “covid free“ e una volta risultati positivi al virus, sono stati spostati "stanno bene e sono tutti asintomatici". Ieri il tam tam sulle chat è stato costante per segnalare le tante difficoltà che il personale sanitario è costretto ad affrontare per contenere la diffusione del virus in reparti con pazienti delicati. A questo si aggiungono anche alcune misure che l’Azienda avrebbe continuato ad usare per contenere la diffusione dell’emergenza e che il sindacalista Confsal, Stefano Lazzarini, ha scoperto non essere sufficienti.

"Fino a ieri (martedì per chi legge, ndr) nel reparto di Medicina di Lodi venivano usate mascherine KN95 con la scritta "non medical usage – riferisce –. Significa che non sono idonee per l’utilizzo in corsia. Infatti stamattina (ieri per chi legge, ndr) sono state ritirate e l’Azienda ne ha consegnate altre". L’indice viene puntato anche sui percorsi non del tutto separati. Un utente esterno, denunciano i rappresentanti dei lavoratori, "può accedere a tutto l’ospedale con facilità passando dai poliambulatori, dal Pronto soccorso o dall’ex Maternità in viale Savoia, ma anche dal retro dei reparti della zona verde che abbraccia tutta l’ala nuova e dalla quale si vedono i reparti Covid con porte aperte e di facile accesso esterno". A questo poi si aggiunge la carenza di personale che avrebbe "alimentato la confusione nei reparti". "Medici, infermieri, Oss, ma anche addetti della pulizia non dovrebbero passare, come invece avviene, da un reparto Covid a uno Covid free costantemente - denuncia ancora Lazzarini -. Tra sostituzioni e cambio turni tutto questo personale viene utilizzato per tutte le aree mediche dell’ospedale di Lodi. Servirebbero anche sbarramenti per bloccare i movimenti degli utenti nell’ospedale con percorsi dedicati". Carlo D’Elia

Mario Borra