Coronavirus, la (triste) ripresa del paziente 1: "So che è morto mio padre"

Il 38enne spera di tornare a casa in tempo per la nascita della prima figlioletta. Con un dolore nel cuore, però, perché se lui ha vinto la battaglia, purtroppo il suo papà non ce l’ha fatta

Emergenza Coronavirus

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Codogno (Lodi), 21 marzo 2020 - «Sto bene e forse a inizio settimana tornerò a casa". Sono le prime parole del così detto paziente 1 di Codogno (che poi però nei fatti non era tale ndr ) ricoverato al San Matteo di Pavia. Il 38enne, manager dell’Unilever di Casale, spera infatti di tornare in tempo per la nascita della prima figlioletta, prevista ormai a giorni. Con un dolore nel cuore, però, perché se lui ha vinto la battaglia, purtroppo il suo papà non ce l’ha fatta ed è deceduto giovedì all’ospedale di Cremona. Era stato ricoverato alcuni giorni dopo rispetto al figlio perché positivo all’infezione. Il manager al Policlinico di Pavia era stato ricoverato dopo che Annalisa Malara, 38 anni, anestesista dell’ospedale di Codogno, il 20 febbraio scorso aveva scoperto fosse stato attaccato dal Covid-19. Ieri, a un mese di distanza da quella scoperta, i primi messaggi agli amici e sul gruppo dei podisti di Codogno.

«Ho il telefono imballato di messaggi, scusate se non rispondo a tutti, torno presto" ha scritto lo sportivo, che nel Basso Lodigiano ha tantissimi amici. Il 38enne, che dall’11 marzo respira da solo, ha anche raccontato di aver "perso 15 chili, di avere sempre fame e sete, ma di essere più sollevato perché il peggio è decisamente passato". Purtroppo però deve sopportare il forte dolore per la perdita del genitore che, non è riuscito a vincere la sua stessa battaglia. Il “paziente 1“ ora è in reparto, vestito con abiti comuni, senza più camici, tubi e monitor attorno. E il Basso Lodigiano lo aspetta dopo aver fatto a lungo il tifo per lui. Il ragazzo fa parte della squadra di calcio Picchio club di Somaglia, di cui buona parte degli atleti, all’inizio dell’epidemia, hanno contratto Coronavirus. E gli stessi atleti ormai guariti, che giovedì, per la prima volta, hanno sentito la sua voce, sono davvero impazienti di saperlo a casa e al sicuro.