Borghetto: "Cittadinanza negata due volte. Il sindaco discriminò lo straniero"

La segretaria provinciale Pd Roberta Vallacchi condanna quella che definisce una bruttissima vicenda. Il paragone è con il “Caso mense“ di Lodi, con l’allora Giunta Casanova bocciata da due Tribunali

Giovanna Gargioni alla guida di Borghetto: «Ognuno dev’essere al livello degli altri»

Giovanna Gargioni alla guida di Borghetto: «Ognuno dev’essere al livello degli altri»

Borghetto (Lodi) - «Bruttissima vicenda» quella dell’extracomunitario di Borghetto che si è visto respingere per due volte, mentre si apprestava a pronunciare il giuramento come nuovo cittadino italiano, paragonata al “Caso mense“ di Lodi perché anche allora "l’Amministrazione, ex Giunta Casanova, aveva preteso di stabilire e applicare da sé una regola che andava oltre quella definita dalla norma, con un comportamento che in ben due gradi di giudizio i Tribunali hanno considerato discriminatorio". A sottolinearlo è la segretaria provinciale del Pd Roberta Vallacchi, che parla di un fatto che "deve servire da monito, perché non si ripetano più comportamenti arbitrari di questo genere da parte di amministratori locali tentati di far prevalere le loro idee politiche sui propri doveri istituzionali".

A denunciare il caso era stata Sara El Kima, 21 anni, cresciuta in paese: "Mio papà Abderrahmane, 62 anni, del Marocco, muratore in Italia da 30 anni, analfabeta, sa leggere l’italiano ma solo se scritto in maiuscolo. Lo ha spiegato alla sindaca, ma lei l’ha umiliato, chiedendogli di leggere prima il decreto di cittadinanza poi un foglio qualsiasi scritti in minuscolo. Una storia di razzismo che mi ha amareggiata". È scattata persino una denuncia, poi ritirata.

«Ho saputo solo quel giorno (alla terza convocazione, ndr ) dalla Prefettura che la domanda di cittadinanza era precedente rispetto all’obbligo di conoscenza della lingua italiana a livello B1 scattato nel 2018 – ha spiegato la sindaca Giovanna Gargioni – Ma perché chiedere la cittadinanza se non ci si mette al livello degli altri? E se è la Prefettura a decidere, perché non rilascia direttamente la cittadinanza?". Il nodo sta proprio nel fatto che l’istruttoria è in capo a Questura e Prefettura, il Governo firma il decreto: il sindaco deve solo espletare la formula del giuramento. Il sindaco, sottolinea Vallacchi, "non è una specie di giudice di ultima istanza: attribuirsi questa prerogativa è un gesto di arbitrio". L’episodio "esprime una volontà consapevole di crearsi un sistema di regole a proprio piacimento che non può essere né accettata né assecondata".