Bernate Ticino, video porno della ex su Facebook: due in carcere

Nei guai l’ex fidanzato della ragazza e un amico che avrebbe aiutato a diffondere il filmato

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Bernate Ticino (Milano). 22 ottobre 2019 - Dovrebbe arrivare a breve la decisione del gip all tribunale di Milano in merito ai due giovani accusati di revenge porn, e cioè di avere diffuso un video su Facebook nel quale ritraevano una giovane di Bernate Ticino durante un rapporto intimo con il suo ex fidanzato. A pubblicare il video sarebbe stato proprio l’ex fidanzato della giovane, un kosovaro di 32 anni che viveva a Bernate con la giovane vittima. L’amico 28enne, di Marcallo con Casone, lo avrebbe poi aiutato a condividerlo e a diffonderlo.

L’altro giorno si è svolto l’interrogatorio di garanzia con le richieste dei rispettivi legali. Entrambi i giovani, raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare, sono finiti nella casa circondariale di San Vittore a Milano. Una storia che si svolge tutta nel territorio, tra Bernate Ticino, Marcallo con Casone e Magenta.  La ragazza ha denunciato il fatto a settembre e le indagini sono partite immediatamente, fino all’arresto avvenuto martedì scorso.

La posizione più grave è quella del kosovaro, accusato anche di maltrattamenti e atti di violenza nei confronti della sua ex ragazza e dei suoi familiari. Il giovane si è fatto più violento nel momento in cui lei ha deciso di lasciarlo. Alcune settimane fa si è verificato un episodio ancora avvolto nel mistero, nel parcheggio del supermercato dell’Unes a Magenta. Quel giorno fu la ragazza ad investire, in maniera accidentale, l’ex ragazzo. La situazione è precipitata quando, nel mese di settembre, lui pubblica sui social un video che li ritrae durante un rapporto sessuale. A quel punto che parte la denuncia ai carabinieri, con successivo intervento del Nucleo Tutela donne e minori. A finire nei guai anche l’amico marcallese del kosovaro. Quest’ultimo è difeso dall’avvocato Roberto Grittini di Abbiategrasso: «La posizione del mio assistito appare marginale nel contesto dell’intera vicenda, per questo motivo ho chiesto i domiciliari».