Coronavirus, da una proteina la chiave per nuove terapie

La ricerca compiuta da un’équipe medica dell’ospedale di Legnano ha svelato il ruolo della “Cd11b“ nella genesi dei processi infiammatori

Antonino Mazzone

Antonino Mazzone

Legnano (Milano), 18 settembre 2020 - I medici dell’ospedale di Legnano hanno individuato una proteina – la Cd11b, che appartiene alla famiglia delle integrine – che potrebbe rivelarsi cruciale nello sviluppo di una terapia futura in grado di guarire il danno polmonare causato dal covid-19. Ad oggi tanti contributi scientifici, anche a livello internazionale, hanno evidenziato che l’infezione da nuovo coronavirus modifica in maniera significativa i globuli bianchi, determinando linfopenia (una carenza di linfociti, veri e propri poliziotti del sistema immunitario) e un cambiamento nell’assetto dei monociti (le cellule spazzine).

Uno studio firmato dal professor Antonino Mazzone, dirigente dell’area medica dell’Asst Ovest Milanese, e dai colleghi Arianna Gatti, Danilo Radrizzani, Paolo Viganò e Bruno Brando, pubblicato dalla rivista “Cytometry“ individua quella che è la triade nefasta che può manifestarsi nelle infezioni da nuovo coronavirus, associata al rischio di complicanze gravi e potenzialmente mortali: l’infiammazione con rilascio di citochine infiammatorie, la vasculite e la tromboembolia a livello polmonare. "L’osservazione diretta sui pazienti – dice Mazzone - ha dimostrato che questi meccanismi patogenetici sono efficacemente contrastati dall’azione del cortisone (attività antiinfiammatoria), dal Tocilizumab (attività antivasculitica) e dell’eparina (attività antitrombotica)". Un secondo studio coordinato da Mazzone, a cui hanno partecipato anche Laura Castelnovo, Antonio Tamburello, Federico Gatti, Bruno Brando, Paolo Faggioli e Nicola Mumoli, pubblicato su “Thrombosis Update“, ha dimostrato il ruolo chiave della proteina Cd11b.

«Si tratta di una proteina importantissima – spiega Mazzone – perché funge da recettore dove si attacca il complemento. Cd11b è la proteina dell’infiammazione ed è responsabile dell’adesione del monocita all’endotelio che sviluppa vasculite ed è anche il recettore del fibrinogeno del fattore X della coagulazione". In sintesi, dunque, questa proteina rappresenta "un ponte fra i tre momenti patogenetici di Covid-19". Studi sperimentali su animali hanno evidenziato che l’uso di anticorpi monoclonali anti-CD11b fanno regredire completamente il danno polmonare. "L’aver identificato questa proteina è sicuramente un ulteriore passo avanti al fine di migliorare l’approccio terapeutico dei pazienti, una volta che la malattia colpisce i polmoni".