Trenord chiude la sede di Mortara: è guerra coi sindacati dei ferrovieri

L’azienda aveva annunciato la soluzione della problematica su servizi igienici e spogliatoi Poi l’addio all’impianto

La stazione ferroviaria e i pendolari della linea Milano-Mortara (archivio)

La stazione ferroviaria e i pendolari della linea Milano-Mortara (archivio)

Abbiategrasso (Milano) -  Trenord chiude la sede di lavoro per macchinisti e capi treno a Mortara. E scoppia la guerra con i sindacati. Ma la novità non è andata giù nemmeno all’associazione pendolari. La decisione di dire addio all’impianto sulla linea tra Milano e Mortara è stata comunicata dal sindacato di Orsa Trasporti in questi giorni. Nel criticare la scelta Orsa ha parlato di una "conseguente riprogrammazione dei servizi e relativa ricollocazione di venti lavoratori", che vedranno la loro vita e quella delle loro famiglie "stravolta". La notizia è emersa in seguito al sollecito rivolto dal sindacato al direttore operativo di Trenord, affinché risolvesse l’annoso problema della realizzazione nella sede di locali idonei da adibire a servizi igienici e spogliatoi.

La risposta inviata dall’azienda ha evidenziato che le problematiche erano in fase di risoluzione in quanto Rfi (proprietaria dell’immobile) stava allestendo gli spazi richiesti, salvo poi annunciare la prossima chiusura dell’impianto. Posizione confermata anche dal responsabile delle relazioni industriali. Una decisione che coinvolgerà sette macchinisti e tredici capi treno che operavano sulla linea.

Quanto stabilito da Trenord riguardo il futuro della sede di Mortara, però, ha lasciato interdetti anche i volontari dell’Associazione MiMoAl, che da anni si battono con le istituzioni per provare a risolvere i disagi sulla linea: "Si tratta dell’ennesima dimostrazione del fatto che la Milano-Mortara non è in cima ai pensieri di Trenord – ha dichiarato il presidente, Franco Aggio –. Chi conosce il meccanismo dei turni applicato al personale delle ferrovie sa che la decisione potrebbe portare anche a contraccolpi sul servizio, oltre – a mio parere – a generare un aggravio dei costi e un prevedibile calo della produttività del personale. Onestamente è difficile capire le ragioni di questa scelta. In Lombardia, in ogni caso, esistono diverse situazioni analoghe".