Processo Krimisa 2, chiesti da 5 a 16 anni

Il pubblico ministero ha pronunciato la propria requisitoria davanti al giudice. La condanna più alta potrebbe andare a un collaboratore di Rispoli

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di Valentina Rigano

Otto ore di requisitoria per confezionare richieste di condanna dai cinque ai sedici anni di carcere per aver favorito la ’ndrangheta. Questo è il tempo impegnato dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano Alessandra Cerretti, che ieri mattina ha ricordato i reati contestati ai sette imputati nello stralcio varesino del processo Krimisa, a vario titolo ritenuti vicini o pronti a favorire le attività della Locale di Legnano-Lonate Pozzolo, da oltre vent’anni (secondo gli inquirenti) sotto la reggenza del presunto boss Vincenzo Rispoli. La richiesta più alta che il magistrato ha formulato alla Corte D’Assise bustocca è stata per Cataldo Casoppero, ritenuto fidato collaboratore di Rispoli, poi è seguita una richiesta a sette anni per Antonio De Novara e a dieci per suo fratello Cristoforo, cinque gli anni di carcere richiesti per Giampaolo Laudani, commercialista ed ex consulente del lavoro indagato dall’altro ieri insieme al suo ex legale anche per distrazione di capitale (per lui sono state chieste le attenuanti generiche), a cinque anni per Sandra Marte così come per Giandomenico Santoro e infine a cinque anni e mezzo per il figlio del capo, Giuseppe Rispoli.

Gli imputati sono accusati di aver agito per aiutare l’organizzazione criminale a mettersi nelle condizioni di arricchirsi con il business dei parcheggi intorno all’aeroporto di Malpensa. Le accuse contestate a vario titolo sono associazione di tipo mafioso, danneggiamento seguito da incendio, estorsione, violenza privata, lesioni personali aggravate, minaccia, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, truffa aggravata ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni, accesso abusivo a un sistema informatico o telematico.

Il processo è arrivato a Busto Arsizio dopo essere stato stralciato, su richiesta delle difese e per decisione del gup di Milano, per incompetenza territoriale. Nel capoluogo meneghino hanno infatti proseguito l’iter giudiziario Vincenzo Rispoli e i suoi più fidati collaboratori, tra cui Emanuele De Castro e suo figlio Salvatore, oggi collaboratori di giustizia tanto da dare vita a un’indagine Krimisa2 che ha portato a successivi arresti i primi di settembre. La scorsa settimana il tribunale di Milano ha emesso le prime sentenze in abbreviato, per un totale di circa 160 anni di condanna. Per Santoro gli avvocati hanno chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto, mentre per Marte la riqualificazione del fatto in concorso per lesioni semplici con estinzione del reato per avvenuta remissione di querela e la concessione attenuanti generiche. La difesa di Giuseppe Rispoli ha invece chiesto la riqualificazione del reato, ha contestato l’aggravante del metodo mafioso e chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto.