"In Lombardia la Locale più potente siamo noi". Una storia che parte da lontano, addirittura da Cirò Marina in Calabria. Quella della Locale di Lonate Pozzolo-Ferno-Legnano era un’organizzazione ‘ndranghetista che prendeva sì le mosse dalla “casa madre” calabrese, ma che per caratteristiche di ferocia, noncuranza delle regole e potere accumulato negli anni aveva anche fatto nascere in alcuni suoi componenti una certa volontà di indipendenza. A svelare alcuni meccanismi della Locale, ovvero quel gruppo che rappresenta le famiglie ‘ndranghetiste di un determinato territorio e che sovrintende a molte delle loro azioni, di Lonate Pozzolo-Ferno-Legnano è stato Emanuele De Castro, collaboratore di giustizia che era stato arrestato il 4 luglio 2019 nel corso di un’indagine condotta dalla Direzione distrettuale antimafia e dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano sulla Locale di ‘ndrangheta di questo territorio: "C’erano precise gerarchie, quadri di battaglia e attività criminali". La sua deposizione, èinserita nel contesto del secondo troncone del processo Krimisa, quello nel quale è coinvolto anche il boss legnanese Vincenzo Rispoli.
Che in Lombardia il “gruppo” più potente fosse da tempo quello tra Lonate Pozzolo e Legnano era già chiaro da tempo. Non solo perché la Locale era riuscita a far eleggere uomini di fiducia all’interno dei Comuni di Ferno e Lonate, ma anche perché in tutto il Legnanese gli interessi erano molti. Basti pensare al fatto che proprio in questo territorio, a San Vittore Olona, viveva Carmelo Novella. Il boss è stato ucciso il 14 luglio del 2008 nel circolo ex Combattenti e reduci del paese a causa della sua smania di indipendenza dalla Calabria.