Omicidio Rescaldina, la confessione di Carol Maltesi: "Con Davide non c’è amore"

In un Whatsapp acquisito dalla Procura parlava del suo futuro carnefice come di un "buon amico". L’attrazione non corrisposta scatenerà la sua furia

Carol Maltesi e Davide Fontana

Carol Maltesi e Davide Fontana

Rescaldina (Milano), 29 aprile 2022 - "Fra di noi c’è una bella intesa a livello mentale". È Carol Maltesi a parlare così in un messaggio inviato ad una amica mentre parla del suo rapporto con Davide Fontana, il suo carnefice. Un audio, datato 11 luglio, finito sui social in cui la ragazza 26enne di Sesto Calende parla della sua vita e del rapporto con quello che diventerà il suo carnefice. "A livello mentale mi trovo meglio con lui, mentre a livello di cuore mi trovo meglio con N (il nome viene censurato), questo è i punto". Carol poi parla del trasferimento di Davide Fontana nel medesimo stabile di via Barbara Melzi a Rescaldina: "Quando sono venuta a vivere qua anche Davide stava cercando casa e ha trovato un appartamento qui. Quindi adesso abitiamo nello stesso condominio, nella stessa corte che era libera".

Carol poi spiega all’amica che con Davide il rapporto era sereno: "Io e lui ci siamo avvicinati tantissimo e nel frattempo mi ero allontanata da N perchè non condivideva il mio lavoro. In ogni caso il cuore era sempre di N perchè io un po’ rimanevo innamorata. Invece con Davide andava avanti a livello mentale. È stato lui a spronarmi, a starmi vicino quando combinavo casini". Un rapporto quindi mentale quello fra i due, con Carol che non si accorgeva di quanto invece Davide Fontana fosse diventato morboso nei suoi confronti, tanto da decidere di andare ad abitare vicino alla ragazza e a seguirla ovunque il suo lavoro la portasse. Il tutto fino al termine della storia, in una vicenda che ancora oggi scuote le coscienze. La Procura intanto ha ricostruito i dettagli del comportamento di Fontana nelle settimane successive al massacro. Il killer ha usato per mesi la carta di credito di Carol per fare acquisti.

Voleva si sapesse che lei fosse viva, che continuava a fare compere e si era persino regalato un paio di scarpe da donna, per non destare sospetti in giro. La ragazza nel frattempo era a pezzi in un pozzetto frigorifero in sala, a casa sua. Lui per 70 giorni ha usato l’auto della donna, compreso il giorno che ne ha gettato i pezzi in una scarpata in valle Camonica. La fiat 500 grigia di Carol veniva parcheggiata nella via a fianco del caseggiato, mentre la sua vecchia automobile era rimasta in cortile, coperta dall’erba alta. Una vita continuata come nulla fosse successo. Una mente criminale che si è spinta oltre qualsiasi immaginario. Eppure qualche mese prima della sua morte, Carol parlava molto bene alle amiche di quel fotografo capace di fare ottimi video. Video come quello che adesso la Procura sta cercando di recuperare sui supporti informatici sequestrati all’uomo. L’ultimo video, quello in cui Carol, legata al palo e con un sacco in testa veniva orribilmente presa a martellate, per poi essere sgozzata con un coltello.