Magenta, il Fornaroli liberato dal coronavirus

Il presidio ospedaliero è “Covid-free“. Il primario Mumoli: "Non ci sarà un altro settembre terribile"

L’esordio della campagna vaccinale al Fornaroli di Magenta a inizio anno

L’esordio della campagna vaccinale al Fornaroli di Magenta a inizio anno

Magenta (Milano) - L’ospedale di Magenta è tornato ad essere nuovamente Covid-free. Chiusi tutti i reparti (si era arrivati ad un massimo di cinque reparti ai diversi piani del nosocomio) che ospitavano i malati di polmonite. Solo a Legnano, per quanto attiene all’Asst Ovest Milano, ci sono ancora dei letti destinati a questi pazienti. In pratica si è ripetuto quello che era accaduto lo scorso anno, dopo la prima ondata della pandemia. Poi, in settembre, ci fu però una nuova ondata. Sarà così anche quest’anno? La domanda l’abbiamo girata al primario di Medicina degli ospedali di Magenta e Abbiategrasso. "Qualcosa certamente avremo" è la risposta. "La mia è una supposizione. Non certo una previsione né tantomeno una certezza. Mi baso sulla conoscenza di questo virus: è ciclico e con i primi freddi certamente tornerà a farsi notare. Tutto dipende da quanta gente si riuscirà a vaccinare entro il mese di settembre".

"Se si supera il 75% – continua – si potrà sperare nell’immunità di gregge e in questo caso la prossima ondata si potrebbe limitare ad una spruzzatina del tipo influenza. Qualche ricovero ma nulla di eccessivamente grave". Attualmente nell’area dell’Ovest milanese le vaccinazioni sono giunte al 50% della cosiddetta "popolazione target", in età da vaccino. Ci sono anche Comuni che hanno già superato questa soglia, come Villa Cortese (53,77%), Morimondo (53,68%) e Inveruno (53,63%). Il traguardo sembra essere a portata di mano. Ma restano soprattutto da convincere chi ancora non se l’è sentita di farsi vaccinare. Mumoli è da sempre convinto assertore che solo la vaccinazione può risolvere il problema del Covid. E che devono assolutamente vaccinarsi anche tutte le persone che hanno già avuto il Covid. "Non è escluso, ma è tutto da verificare in futuro, che chi ha già avuto il Covid goda della cosiddetta ‘immunità stazionaria’ come accade per esempio per il morbillo: preso una volta, poi non lo si riprende mai più. Seguendo questa logica si potrebbe concludere che chi ha l’immunità naturale potrebbe non vaccinarsi. Invece non è così", sostiene Mumoli. "Per avere l’immunità di gregge occorre che almeno il 70-80% della popolazione si ammali, un prezzo da pagare altissimo per l’immunità perché si conterebbero tanti morti – aggiunge il primario –. In questo momento sono 5 milioni gli italiani che hanno preso il Covid, saremmo lontanissimi dall’immunità di gregge se si fosse scelto di seguire questa via".

"Pensiamo al vaiolo che fu debellato solo attraverso l’immunità artificiale. Il vaccino consente di liberarsi molto più velocemente del virus. Ecco perché è doveroso che chi ha già fatto il Covid si sottoponga all’iniezione entro sei mesi aggiungendo all’immunità naturale quella artificiale del vaccino che rafforza ancora di più il sistema immunitario". Mumoli sottolinea anche che non è assolutamente necessario verificare quanti anticorpi sono stati prodotti dopo aver contratto il virus o dopo essersi sottoposti alla vaccinazione. "Il fatto che diminuiscano o siano pochi non significa che non si sia immuni dal momento che resta la ‘memoria’ nel sistema immunitario" dice. E l’aver fatto il Covid è una garanzia anche per le varianti.