"Lavorare alla Franco Tosi era anche un’esperienza di vita"

I ricordi della metalmeccanica degli anni ruggenti di Diego Colombo, operaio e sindacalista di lungo corso

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Le immagini gli sono tutte ben impresse. Istantanee di un mondo che fu e ora non è più. Diego Colombo, alla Franco Tosi, ha riservato un angolo di cuore consistente. Sia ai tempi in cui lavorava, e accompagnava il suo impegno quotidiano in carpenteria prima e montaggio poi con un’intensa attività sindacale. Con lo sguardo aperto di chi faceva della propria battaglia una battaglia per tutti. Chi meglio di lui può quindi immortalare il correre della storia della Franco Tosi dal prima al dopo? Il prima non era solo produzione ma si chiamava anche, ricorda, "servizi sociali legati all’azienda, dermatologo, dentista, ciclismo, persino un club di bridge, la Mutua interna". Realtà aggregative, sociali e sanitarie che rendevano stare in fabbrica in catena di produzione "un’esperienza bellissima". Certo, vi era innanzitutto "l’orgoglio di imparare un lavoro e di poterlo poi svolgere in un’azienda di spessore come la Tosi". Già, ma poi il libro si è arricchito di tante pagine quanti sono gli anni passati, circa venti per lui. E oggi, pur riconoscendo al gruppo Presezzi la capacità di avere dato un futuro all’azienda, "la Tosi è un’altra cosa rispetto a quella realtà".

E che "se prima lavorare alla Tosi era elemento di orgoglio, adesso è come lavorare in tante altre aziende". Insomma, il marchio Tosi è vivo e vegeto ma l’aurea aetas si è un po’ appannata. Complice, dice ancora, "l’evoluzione di un sistema industriale cui la Tosi non è sempre stata capace di stare al passo in termini di scelte". Acqua sotto i ponti ne è passata. Con gli indiani della Gammon "si tentò una via indiana che poi non ebbe successo". Oggi, "l’attività maggiore è rimasta il montaggio turbine e compressori, cosa un po’ diversa da ciò per cui eravamo dentro noi un tempo; entravi a 15 anni e, se eri sveglio, riuscivi a fare un po’ di carriera, era una scuola di vita e non solo un’esperienza di lavoro". Ma qualcosa, dal passato, si può far rinascere e Colombo lo indica con chiarezza: "Avere almeno una Mutua: sarebbe bello se l’attuale proprietà pensasse a quest’eventualità". Cristiano Comelli