La “morte bianca“ del musicista che stregò Legnano

Dagli archivi riemerge la storia di Paolo Neglia che educò una generazione di talenti dell’Alto Milanese

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Dal successo all’ostracismo. Dai podi di grandi orchestre nell’Europa della Belle époque alla difficile vita dell’artista sconosciuto, isolato. Dagli archivi legnanesi riemerge la figura di Francesco Paolo Neglia, (1874-1932) e del suo autoesilio nella città del Carroccio, che solo ora ne riscopre il ruolo di educatore alla musica di generazioni di legnanesi. Direttore d’orchestra nella Germania di Guglielmo II, Neglia (foto) rientrò in Italia alla vigilia della Prima guerra mondiale, quando per i nostri connazionali la permanenza in uno Stato che da alleato sarebbe diventato nemico, semplicemente era impossibile. Della sua fama, acquisita negli anni, delle sue abilità nessuno si accorse. Una vera “morte bianca”, contro la quale l’artista ha lottato con una ricca e multiforme attività in numerosi comuni dell’Alto milanese come direttore, compositore, insegnante e imprenditore musicale. Fu lui a gestire il liceo musicale legnanese e a selezionare talenti destinati a un avvenire non oscuro. Fu lui a comporre, proprio qui, opere e Dalle brume del tempo la sua vicenda ora riemerge da archivi, collezioni familiarie pubbliche, grazie al lavoro durato quattro anni e da poco concluso di Laura Fusaro, insegnante di Italiano e Storia all’istituto Torno di Castano Primo, laureata in Storia della musica e autrice di diversi testi.

Nella storia di Neglia “Maestro sul podio e nella vita“, ora arrivata anche nelle librerie locali, molti nell’Alto milanese "potrebbero ritrovare memoria di personaggi, persino di propri familiari", spiega la ricercatrice. Magari scoprendoli nelle tante fotografie di una Legnano ormai dimenticata che sono rispuntate dagli ingialliti faldoni insieme alla vicenda del compositore.