"Ferré non sarà dimenticato"

Il grande stilista legnanese scomparso tredici anni fa "ha lasciato un’eredità di valori alle nuove generazioni".

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di Francesco Pellegatta

Gianfranco Ferré e la Città del Carroccio. Un legame che è stato, e resta, indissolubile. Anche a tredici anni dalla scomparsa di uno dei più grandi stilisti italiani. L’architetto della moda, come veniva chiamato per la sua laurea conseguita al Politecnico di Milano, prima che la passione lo portasse altrove, tra tessuti e passerelle, ma senza mai dimenticare volumi e linee architettoniche, compagni assidui del suo lavoro proprio come le iconiche camicie bianche che Gianfranco adagiava sui corpi femminili. Oggi il nome di Ferré non evoca più una timorosa ammirazione nei giovani che sognano una carriera in questo mondo. Perfino a Legnano, dove Ferré è nato e dove è stato sepolto, al cimitero Monumentale. Un pegno da pagare per la cessione dell’azienda – dopo la morte dello stilista – a una holding araba, che ne ha fatto un banale sottomarchio. E anche un motivo in più per ricordare la figura di un grandissimo legnanese, come ha pensato di fare qualche tempo fa il movimento “Legnano Cambia“, nel corso di una serata che ha visto la partecipazione della Fondazione Gianfranco Ferré.

Alla chiacchierata era presente anche Fiorella Farina, 50 anni, da una vita nel mondo della moda come responsabile commerciale; prima da Valentino e Alexander McQueen, poi da “Il Gufo“. "Forse basterebbe ricordare che Ferré è stato il primo italiano a disegnare per la maison francese Dior – ha spiegato Farina –. È stato un pilastro e una eccellenza internazionale nel campo della moda, portando nuovi concetti di bellezza e raffinatezza legati alla sua formazione nel campo dell’architettura. Sì, ha lasciato a tutti noi che facciamo parte di questo mondo una eredità. D’altronde lui stesso si era occupato di formazione (per pochi mesi, prima della morte, fu anche presidente dell’Accademia di Brera, ndr)". "Purtroppo i giovani legnanesi non lo conoscono come dovrebbero, anche perché il marchio non è più stato attuale dopo la morte di Gianfranco. È un vero peccato: la sua storia è fatta di incessante lavoro e sarebbe molto formativa per chiunque si volesse avvicinare a questo mondo. Ai giovani ricordo sempre che la moda non è superficialità. E che non si può lavorare solo di pancia". Ma l’occasione è stata importante anche per fotografare la situazione attuale della moda nella città che ha dato i natali a Ferré e che tutt’oggi rappresenta un centro di eccellenza assoluta per quanto riguarda lo stile; basti pensare alle sedi di Dolce&Gabbana e Aspesi, al polo calzaturiero di Parabiago e anche alla formazione dei più giovani, grazie ai corsi dell’istituto “Bernocchi“. "Le eccellenze ci sono ma quello tra Legnano e la moda resta un rapporto da riscoprire – racconta Farina –. Il sogno è di portare un giorno un distaccamento dello Ied, l’Istituto europeo del Design, o del “Marangoni“ di Milano proprio qui. Ma pure quello di far sì che la città diventi una vera e propria alternativa a Milano, sia per la qualità dello shopping sia per la formazione dei giovani. Per questo servirebbe qualcosa in più nei negozi del centro – a parte qualche eccezione di altissimo livello – e nel centro storico in generale".

La città del Carroccio e il mondo del fashion. Un legame che in effetti c’è. Non a caso, nel 2017, l’ingegnere Pierluigi Dell’Acqua e Giuseppe Calini (il titolare del “Welcome Hotel“) si erano spinti a immaginare, a Legnano, la realizzazione di un museo della moda. Ispirato dal mondo del Palio con la sua preziosissima e unica sfilata storica e, certamente, dalle griffe qui presenti. Un’impresa ardua con Milano a una manciata di chilometri. I sogni però, a volte, si realizzano. © RIPRODUZIONE RISERVATA