La voce dei malati grazie agli angeli del Covid

Dall’Hospice di Bià ai reparti del Fornaroli: il racconto della dottoressa impegnata a inventarsi le cure palliative per il coronavirus

La dottoressa Clarissa Florian

La dottoressa Clarissa Florian

Abbiategrasso (Milano), 27 maggio 2020 - «Ci chiedevano di essere la loro mano nel portare una carezza al familiare malato. O la loro voce nel pronunciare un “mi manchi“. Non nego di aver pianto". La dottoressa Clarissa Florian, direttore scientifico dell’Hospice di Abbiategrasso, ha trascorso un mese nel cuore del reparto Covid dell’ospedale di Magenta. Un’esperienza umana e professionale capace di segnare, tra momenti di gioia e di sconforto condivisi con i medici dell’Asst Ovest Milanese, in prima linea per salvare vite o alleviare la sofferenza di chi ha trascorso lunghe giornate nell’isolamento più completo: 72 i pazienti Covid seguiti durante questo mese, 45 i deceduti. "Pazienti silenziosi sotto i loro caschi ma in realtà capaci e bisognosi di relazione". Così li ha descritti la dottoressa Florian, che insieme agli altri medici ha dovuto procedere tra le incognite di un virus poco conosciuto, creando giorno dopo giorno un modello per le cure palliative d’emergenza. Un modello fatto non solamente di controllo farmacologico dei sintomi o terapie ansiolitiche, ma soprattutto di "molti sguardi e qualche parola". Florian ha descritto il panico che qualche volta prendeva le persone costrette sotto il casco, la solitudine spesa ad ascoltare il proprio respiro difficoltoso e l’immobilità della testa in quegli strumenti necessari per continuare a lottare.

Ma anche le proprie sensazioni, il preciso momento nel quale la prospettiva è cambiata: "Mi è stato chiesto di portare un album fotografico a una signora ricoverata nel reparto Covid – ha raccontato -. Era l’album con le foto del matrimonio del figlio. Ho indossato tutte le protezioni e sono entrata, l’ultimo letto del nono piano. Ho chiamato quella donna tre volte col suo nome. Era in grado di sfogliare le pagine e insieme abbiamo deciso dove appendere qualche scatto. In quel momento mi si è aperto un mondo. Purtroppo non è stato possibile ripetere con tutti i pazienti queste esperienze. Dovevamo limitare al massimo i contatti e in quella fase si sapeva molto poco del virus. Queste persone sono in grado di soddisfare i propri bisogni solo con grande fatica. Rassicuravamo, informavamo e quando possibile abbiamo organizzato delle videochiamate per mettere in contatto i malati con i propri cari".

Un altro tema delicato quello del rapporto con le famiglie, non colmabile neppure dalle 364 video-chiamate realizzate in queste settimane: "Per molti familiari la morte di un parente in solitudine è un trauma che non verrà mai compensato – ha aggiunto Florian -. In tanti ci hanno chiesto di portare qualche messaggio, anche solo un “ti voglio bene“. Sono stati momenti di grande commozione". Oggi la battaglia sta continuando ma Asst e Hospice di Abbiategrasso hanno voluto approfittare della XIX “Giornata nazionale del sollievo“, che si celebrerà proprio in questi giorni, per lanciare un messaggio sull’importanza delle cure palliative. Da parte dell’azienda socio-sanitaria è arrivato anche un ringraziamento alla struttura di via Dei Mille di Abbiategrasso attraverso la dottoressa Gabriella Monolo, direttore socio-sanitario dell’Asst , e la dottoressa Claudia Castiglioni, direttore delle Cure Palliative. Il protocollo d’intesa recentemente rinnovato tra Hospice e l’Asst – che coinvolge anche la rete locale delle cure palliative - ha infatti permesso la collaborazione gratuita tra le strutture. Un punto di partenza. Tra il 18 marzo e l’8 maggio, infatti, sono state 236 le consulenze legate alle cure palliative nell’ospedale Fornaroli, per 105 pazienti, Covid e non solo.