Lecco, tumore sospetto: due anni per l’intervento

Lo specialista le prescrive di asportare un neo potenzialmente maligno ma la donna dovrà attendere ottobre 2021 per essere operata. Scatta la denuncia

L’ingresso dell’ospedale Manzoni di Lecco dove si è verificato il caso denunciato

L’ingresso dell’ospedale Manzoni di Lecco dove si è verificato il caso denunciato

Lecco, 7 gennaio 2020 - Due anni di attesa per togliere un tumore della pelle potenzialmente maligno. Succede all’ospedale Manzoni di Lecco, dove una paziente di 67 anni già malata di cancro alla gola e sottoposta a tracheostomia, il 26 novembre è stata visitata da un dermatologo al quale, visti i trascorsi, si era rivolta preoccupata per l’aumento di "un nevo melanocito femorale laterale sinistro", cioè per l’ingrossamento di un neo sulla coscia sinistra. Lo specialista per precauzione le ha prescritto l’asportazione chirurgica della lesione cutanea solitamente benigna ma che potrebbe degenerare. Quando si è presentata allo sportello per prenotare il piccolo intervento, l’appuntamento per sottoporsi all’operazione ambulatoriale le è stato però fissato per il 14 ottobre 2021, 22 mesi e 18 giorni dopo, un tempo lunghissimo per chiunque, un’eternità per chi sta convivendo con un carcinoma adenoideo cistico alla laringe e respira solo grazie ad una incisione nella trachea. Lo specialista nel referto l’ha avvisata che avrebbe dovuto aspettare parecchio.

«Si avvisa dei prolungati tempi di attesa e della necessità di monitorare la lesione", si legge sul certificato. Per questo le è stato suggerito di "monitorare la lesione e chiamare in reparto di Dermatologia in caso di variazioni di aspetto, forma, colori e bordi per una rivalutazione", come se la donna sia a sua volta una dermatologa o spetti a lei, che dottoressa non è, la responsabilità di diagnosticare un possibile peggioramento delle sue condizioni di salute. A denunciare la vicenda, carte alla mano, è il 62enne Francesco Scorzelli, sindacalista della Rsu dell’Asst provinciale lecchese tra le fila dell’Usb e coordinatore infermieristico al San Leopoldo Mandic di Merate.

«La situazione è di una gravità inaudita", sentenzia. Oltre al danno per la paziente lamenta pure la beffa: "Il risvolto comico, certamente non per la paziente, ma per i contribuenti, perché ci risulta che la Dermatologia dell’Asst lecchese gode di cinque medici compreso il primario, più di altri quattro consulenti specialisti a Lecco e di uno a Merate, mentre al Niguarda di Milano i dermatologi in servizio sono due". Sul caso sono stati interpellati i responsabili della sanità locale che stanno verificando la segnalazione.