DANIELE DE SALVO
Cronaca

Lecco, suor Lucia da Acquate è beata: "Ha donato la sua vita agli altri"

La Congregazione delle Cause dei Santi le ha ricosciuto una guarigione miracolosa avvenuta nel 1967

Il cardinale Marcello Semeraro ha presieduto la cerimonia di beatificazione di suor Chiara

Il cardinale Marcello Semeraro ha presieduto la cerimonia di beatificazione di suor Chiara

Lecco - I lecchesi hanno un santo in più a cui votarsi, anzi una beata. È suor Lucia Ripamonti, religiosa originaria del rione di Acquate, dove è nata il 26 maggio 1909, spirata il 4 luglio 1954 all’età di 45 anni nella casa madre dell’Istituto delle Ancelle della Carità a Brescia, dove è entrata il 15 ottobre 1932 e il 13 dicembre 1938 ha professato i voti. La suora, che come nome da consacrata aveva scelto quello di suor Lucia Immacolata e che ha sempre servito il prossimo senza gesti eclatanti anche quando ormai irrimediabilmente malata per un tumore al fegato che l’ha uccisa, ieri è assurta agli onori degli altari, con quasi un anno di ritardo a causa della pandemia. Alla nuova beata, proclamata da papa Francesco lunedì 13 maggio 2019, è stata attribuita la guarigione miracolosa di Irene Zanfino, una bambina di 6 anni di Merano che nell’aprile 1967 era stata dichiarata clinicamente morta dopo essere stata investita da un’auto in a Bolzano.

È stato il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della congregazione delle Cause dei santi, a celebrare sabato mattina la solenne messa di beatificazione nella cattedrale bresciana di Santa Maria Assunta e Santi Pietro e Paolo. "Suor Lucia “era impastata di umiltà“, come l’ha ricordata chi l’ha conosciuta – ha spiegato il porporato nell’omelia - Lei stessa ripeteva che "la cosa migliore per un’anima è fare ciò che Dio vuole da lei, infatti il suo edificio spirituale è sostenuto dal profondo e solido fondamento dell’umiltà". Non lo diceva soltanto, ma lo metteva in pratica: era contenta di essere "coadiutrice", perché così poteva vivere nel nascondimento. Pur offrendo un servizio davvero efficace, ha vissuto nel silenzio e nella semplicità evangelica. Tutti i testimoni del processo di canonizzazione hanno sottolineato la sua eroica fortezza, la sua semplicità, la sua umiltà, presi dal fascino della sua vita straordinaria nell’ordinario".

Suor Lucia Ripamonti è la seconda lecchese proclamata beata nel 2021. Prima di lei, il 16 giugno scorso, è stata infatti proclamata beata anche suor Maria Laura Mainetti, al secolo Teresina Elsa Mainetti, religiosa della congregazione della Figlie della Croce nata a Colico il 20 agosto 1939 e uccisa a Chiavenna il 6 giugno del 2000 da tre ragazze all’epoca di 16 e 17 anni per sacrificarla a Satana durante un rito demoniaco. A presiedere il suo rito di beatificazione era stato sempre il cardinal Marcello Semeraro, prefetto della congregazione delle Cause dei santi. In provincia di Sondrio sono stati realizzati anche un paio di itinerari dedicati a suor Laura, uno a Tartano dove la religiosa aveva vissuto la sua giovinezza e l’altro a Chiavenna, nel luogo del martirio. Nei mesi scorsi, in concomitanza con la beatificazione e anche nelle settimane successive, migliaia di fedeli si sono recati in Valtellina per rendere omaggio alla sua figura, ancora popolarissima nonostante sono passati ormai vent’anni dalla morte.