DANIELE DE SALVO
Cronaca

"Ricordate Marco con la sua stessa allegria"

L’appello dei genitori di “Catfish“, il paracadutista morto a Cremona. Domani allo stadio di Lecco verrà celebrato il funerale

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di Daniele De Salvo

"Allegria e sorrisi". E un contributo per donare un defibrillatore con cui salvare vite nel suo nome e nel suo ricordo. A chiedere di non piangere e onorarlo nel segno della solidarietà sono mamma Paola e papà Tino, i genitori di Marco Pietro Rossi, il paracadutista di 34anni di Valgreghentino che sabato scorso è morto schiantandosi al suolo all’aeroporto Migliaro di Cremona. Il funerale di Catfish o Pescegatto, come lo chiamavano tutti con il suo nickname di battaglia, è fissato per domani, sabato, alle 10.45 allo stadio di Lecco, trasformato in un immenso tempio del commiato per accogliere familiari, amici, altri parà proveniente da tutta la Lombardia e probabilmente anche oltre per tributare l’estremo saluto al 34enne. "Un saluto che non dovrà essere triste, ma che sicuramente dovrà avere la forza di entrare nel cielo – proseguono i genitori. - Allegria e sorrisi, avrebbe voluto per sé Marco, sino alla fine. Una fine che è arrivata improvvisamente troppo presto e che ha lasciato tutti senza parole. Dopo la vita cosa c’è? Difficili le risposte, infinite le interpretazioni. Forse, il cielo".

Proprio quel cielo in cui lui non voleva solo volare e sfrecciare esibendosi in evoluzioni che sembravano quasi una danza nell’aria, ma voleva proprio entrare quando si lanciava con il paracadute: "Non stiamo per uscire dall’aereo, stiamo per entrare nel cielo", ripeteva sempre lui quando stava per lanciarsi", confermano la mamma e il papà di Marco che invitano a celebrare il figlio "non con fiori, ma con una donazione allo SkyTeam di Cremona", il gruppo di cui faceva parte. I soldi raccolti verranno utilizzati per acquistare almeno un defibrillatore semiautomatico che permetterà di salvare tante vite, sebbene purtroppo non la sua. Dagli accertamenti compiuti è stato confermato ciò che già si era intuito subito dopo l’incidente mortale e cioè che si è trattata di una fatalità dovuto ad una manovra in fase di atterraggio: Marco avrebbe virato nell’aria in maniera troppo stretta, la vela che lo sosteneva avrebbe perso portanza e non sarebbe riuscito in tempo a ridurre la velocità di caduta perché ormai troppo vicino al terreno. L’impatto è stato così devastante, come se si fosse schiantato contro un muro. Nonostante le cure immediate, le manovre rianimatorie e la corsa a sirene spiegate al più vicino ospedale, il cuore di Marco ha smesso di battere poco dopo il suo ricovero senza che si fosse mai ripreso.