Radiologia a domicilio: un flop al Mandic di Merate

L’attrezzatura prsentata in pompa magna dall'assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera giace in un magazzino dell'ospedale

L'assessore regionale Giulio Gallera insieme al direttore generale Paolo Favini all'ospeda

L'assessore regionale Giulio Gallera insieme al direttore generale Paolo Favini all'ospeda

Merate, 14 novembre 2020 - L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, quest’estate aveva presentato l’innovativo progetto di radiologia domiciliare come un "baluardo di frontiera contro la pandemia quasi nel cuore del cratere dell’emergenza". Il Fiat Doblò fermo da mesi nel parcheggio dell’ospedale di Merate e le altre costose attrezzature accatastate in uno sgabuzzino del San Leopoldo Mandic che servirebbero per effettuare le lastre a casa dei pazienti fragili, compresi gli anziani malati di Covid per non ricoverarli e spostarli, sembrano tuttavia più la bandiera bianca di resa di una Caporetto annunciata. Ad oggi risulta, infatti, che siano state effettuate solo tre sessioni radiologiche domiciliari. La disfatta dipende da un equipaggiamento a quanto pare non adeguato e da un esercito ridotto ai minimi termini.

«L’attrezzatura in dotazione intanto non è propriamente portatile, pesa quasi mezzo quintale – denuncia Francesco Scorzelli, delegato sindacale per l’Usb tra le fila della Rsu dell’Asst lecchese cui il presidio brianzolo fa capo - . Mancano inoltre tecnici radiologi. Quelli in forze faticano già ad assicurare i normali servizi, figuriamoci se possono anche garantire quelli esterni. Inoltre con l’emergenza sanitaria la situazione è ulteriormente peggiorata perché alcuni sono risultati positivi, sguarnendo ulteriormente l’organico".

Erano stati del resto gli stessi tecnici di Radiologia di stanza nel reparto del nosocomio meratese ad avvisare di non essere nelle condizioni di essere mandati in avanscoperta a casa dei pazienti già all’indomani della presentazione in pompa magna del progetto: "L’organico è al momento deficitario di svariate unità e ci vediamo assegnati una nuova incombenza lavorativa, oltre a quelle che affrontiamo quotidianamente con difficoltà", avevano scritto in un documento unitario. La radiologia "da asporto" è stata allestita grazie alla generosità di alcuni benefattori della zona con l’integrazione di finanziamenti regionali appositamente stanziati per fronteggiare l’epidemia di coronavirus e assistere a casa propria quanti sarebbe meglio non portare negli ospedali per evitare il rischio di infezioni e contagi, come le persone fragili e fisicamente vulnerabili e gli anziani, per i quali, tra l’altro, già spostarsi spesso costituisce un problema. Dal canto loro i vertici della sanità provinciale interpellati e sollecitati in merito alle criticità evidenziate al momento non hanno ancora risposto né fornito dati ufficiali.