Più rifiuti all’inceneritore: "Ora lo studio sulla salute"

Il pattume bruciato a Calusco d’Adda passerà da 30mila a 110 mila tonnellate. I sindaci coinvolti vogliono capire gli effetti sui residenti della zona.

Più rifiuti all’inceneritore: "Ora lo studio sulla salute"

Più rifiuti all’inceneritore: "Ora lo studio sulla salute"

Corsa contro il tempo per spegnere il forno inceneritore del cementificio di Calusco d’Adda. A correrla sono Fabrizio Bianchi e Stefano Scarselli, gli esperti indipendenti incaricati dai sindaci di Merate, Imbersago, Robbiate, Paderno d’Adda, Verderio, Solza e Cornate d’Adda, dal presidente della Provincia di Lecco e dai vertici del Parco Adda Nord di realizzare uno studio epidemiologico sugli effetti dell’aumento dei rifiuti che si possono bruciare nell’impianto dello stabilimento Italcementi di Calusco.

Lo studio, che permetterà di stabilire i reali effetti negativi sulla salute dei residenti della zona, dovrà essere pronto entro fine anno. Il 18 dicembre si svolgerà infatti la prima udienza davanti ai giudici del Tar di Brescia sul ricorso che sindaci, presidente lecchese e vertici del Parco Adda Nord hanno presentato per chiedere l’annullamento dell’autorizzazione per aumentare l’utilizzo dei combustibili solidi, non pericolosi, nella linea di cottura del clinker della cementeria. Sono stati già concessi i permessi per portare da 30mila a 110mila tonnellate all’anno la quantità di rifiuti che si possono bruciare nell’inceneritore della storica cementeria che si trova a ridosso del Parco Adda, in un dei luoghi naturali più belli e sensibili della zona. "L’obiettivo prioritario e fondamentale di tutta questa nostra attività resta sempre lo stesso, cioè determinare con la massima precisione possibile l’entità dell’impatto delle emissioni del camino di Italcementi sulla popolazione del territorio", spiega per tutti Attilio Agazzi, assessore ad Ambiente e Territorio di Solza. "Valutazione – prosegue -, non svolta in maniera efficace durante tutte le fasi del procedimento secondo il parere dei tecnici che abbiamo incaricato". Diversi amministratori locali hanno infatti contestato fin da subito lo studio epidemiologico promosso dai responsabili del cementificio, che non evidenza particolari effetti nocivi. Hanno per questo sollecitato un’indagine indipendente, ma l’istanza è stata cassata. Per procedere in autonomia hanno quindi domandano almeno di poter ricevere i dati su cui si fonda lo studio, ma hanno dovuto appellarsi ai magistrati del Tar di Milano e Brescia affinché i funzionari dell’Ats di Bergamo li mettessero a disposizione. Daniele De Salvo