Omicidio padre Fausto Tentorio, 11 anni di misteri. E il presunto killer torna libero

Nell’ottobre 2011 il missionario lecchese del Pime veniva trucidato a colpi di pistola. Dei sette indagati solo uno finì in prigione: scarcerato su cauzione in attesa del giudizio

Padre Fausto Tentorio

Padre Fausto Tentorio

Santa Maria Hoè, 14 settembre 2022 - Dieci colpi di pistola. Cinque sparati alle spalle colpendolo a tradimento alla schiena mentre stava per salire sulla sua 4x4 Suzuki Jimny targata LGK-415; tre al torace quando si è girato per cercare lo sguardo di chi lo voleva morto; uno alla vita nel momento in cui si è aggrappato alla portiera del suo fuoristrada per sorreggersi; l’ultimo, il colpo di grazia, in testa, alla tempia sinistra. È stato ucciso così padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime originario di Santa Maria Hoè che la mattina del 17 ottobre del 2011 è stato ammazzato all’età di 57 anni nella sua parrocchia di Arakan, provincia di Cotabato, isola di Mindanao, la seconda per grandezza delle Filippine. I proiettili con cui è stato crivellato erano pallottole esplodenti che si frammentano come piccole granate quando raggiungono il bersaglio.

"Chi ha sparato voleva uccidere"

«C’era veramente l’intenzione di ucciderlo - spiega il dottor Marilu Cabling, l’ufficiale medico legale che ha svolto l’autopsia, sebbene effettuata sul corpo ormai già imbalsamato del missionario brianzolo -. Le ferite da arma da fuoco sono tutte localizzate sul corpo, dalla testa ai glutei". A premere il grilletto sarebbe stato stato Nene Dorado, 67 anni, ex capo villaggio con la reputazione di essere un fanatico cristiano killer di tribali, l’unico al momento, a distanza di 11 anni dall’omicidio, effettivamente alla sbarra, nonostante ci siano altri 6 imputati. Contro di lui hanno puntato il dito diversi testimoni, che hanno deciso di parlare nonostante la paura di ritorsioni e vendette: tra loro anche alcuni degli altri indagati, che sono diventati testimoni di Stato in cambio di protezione. Sarebbero stati infatti esponenti governativi e militari a pianificare l’uccisione di padre Fausto, la cui “colpa” era quella di difendere la popolazione dei manobo, gli abitanti del posto in prevalenza musulmani, da chi rubava la loro terra.

Il presunto killer scarcerato su cauzione

Il presunto assassino, inizialmente difeso da un agente della Polizia nazionale poi sostituito per conflitto d’interesse, continua però a dichiarasi innocente. In attesa dello svolgimento del processo in corso al tribunale regionale di Kidapawan, sezione 17, Dorado è stato scarcerato su cauzione. Ha pagato 500mila peso, la moneta del posto, pari a 9mila euro, 33 volte lo stipendio medio delle Filippine: tanto i giudici hanno stabilito valesse la vita di padre Fausto.