Olimpiadi 2026, il braccio destro di Malagò: "Lavoro massacrante sul dossier"

Il lecchese Carlo Mornati, ex olimpionico di canottaggio, è segretario genarele del Coni

Carlo Mornati, 47 anni

Carlo Mornati, 47 anni

Milano, 20 giugno 2019 - E' già volato a Losanna, insieme al presidente Giovanni Malagò, a presidiare il fortino italico in vista della sfida decisiva di lunedì prossimo contro la Svezia. Carlo Mornati, 47 anni compiuti il 16 marzo scorso, e un passato di olimpionico nel canottaggio è uomo di sport e sa benissimo che un appuntamento importante non si improvvisa ma si prepara con impegno come quando, a Sydney 2000, riuscì a tornare a casa con l’argento al collo conquistato nel quattro senza.

«Questa volta però è diverso, sarà solo questione di numeri come accade in ogni elezione», spiega Mornati, che dal marzo dello scorso anno è il segretario generale del Coni. «Servono 42 voti, ovvero la maggioranza più uno di tutti i membri Cio, esclusi quello italiano e svedese che sono parte in causa». Mornati è uomo di sport, ha passato una vita con il remo tra le mani allanandosi sul lago di Lecco insieme all’amico (e concittadino) Antonio Rossi, che proprio come lui una volta smessa la canotta ha deciso di mettersi al servizio della sport con giacca e cravatta. Ora tocca alla politica che dovrà decidere al termine di «un lavoro massacrante di mesi e mesi nel quale - ci racconta al telefono Mornati - abbiamo dovuto coordinare tanti territori molto diversi tra loro e altrettanti enti coinvolti».

Il governo, le regioni Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, i Comuni di Milano e Cortina insieme alle Comunità Montane da cui è uscita una sintesi, che poi è il dossier «nel quale sono state inseriti tutti i progetti, le coperture finanziarie e le autorizzazioni necessarie». Perché i giochi olimpici sono questione complessa oltre che un grande business che per le Università Bocconi e Cà Foscari potrebbe avere una ricaduta di tre miliardi di euro sui territori ospitanti. Su quel dossier si gioca la candidatura italiana. Il nostro asso nella manica rimane l’esperienza (l’Italia ha già organizzato due edizioni, nel 1956 a Cortina e nel 2006 a Torino), che paradossalmente potrebbe essere anche il nostro peggior handicap «visto che la Svezia invece non ha mai ospitato i giochi invernali», ricorda Mornati. E allora non resta che incrociare le dita sgomberando la mente dai ricordi di Euro 2004 e quel “biscotto” svedese davvero indigesto.