DANIELE DE SALVO
Cronaca

"Non mettetevi sulle tracce del lupo"

L’appello del presidente del parco di Montevecchia: "È vietato, si tratta di un lavoro da professionisti"

di Daniele De Salvo

È da maggio che il lupo si aggira tra i boschi e i pascoli del Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. Nessuno al momento ha tuttavia avuto la fortuna di avvistarlo direttamente, sebbene da quando si è diffusa la notizia del ritorno del lupo in Brianza si siano moltiplicate improbabili segnalazioni di incontri a distanza. Sulle tracce dell’animale ci sono i carabinieri della Forestale, le guardie ecologiche volontarie, i ricercatori dell’università e gli esperti dell’Ersaf, che è l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste che vorrebbero catturarlo per rilevare le sue principali caratteristiche e applicargli un radiocollare per monitorarlo a distanza. Si tratta di un lavoro da professionisti da cui devono assolutamente astenersi profani, improvvisati naturalisti e cacciatori: "E’ bene ricordare i comportamenti corretti da tenere, regolati dalla legge: divieto assoluto di ricerca, disturbo, avvicinamento o alimentazione dell’animale", si raccomanda il presidente del Parco Marco Molgora. Nonostante il dispiegamento di uomini per stanare il lupo, per ora del predatore ci sono solo le foto delle orme sulla neve dei giorni scorsi e le tracce di saliva da cui è stato possibile estrapolarne il dna. Inizialmente il lupo sarebbe passato nel territorio della Valletta Brianza per poi sparire e riapparire a più riprese in Valle Santa Croce, prendendo di mira sempre le pecore di una stessa azienda agricola, prima una alla volta, infine nell’ultimo attacco di settimana scorsa 14 in un unico colpo: sebbene ne abbia divorata solo una per nutrirsene subito, probabilmente ha ammazzato tutte le altre, un paio delle quali morte per lo spavento, come scorta di cibo.

"Non ho nulla da dire né da aggiungere rispetto a quanto è già stato comunicato", si limita a commentare seccato il proprietario degli ovini. Verrà risarcito e indennizzato, ma il danno che ha subito non è solo economico. Alleva infatti una pecora autoctona, la pecora brianzola, una varietà antica quanto rara che lui e altri colleghi a fatica stanno provando a reintrodurre nell’habitat di origine.