Cassina Valsassina, il funerale di Rinaldo Combi arriva dopo 77 anni

La prima pietra d’inciampo in Valsassina per il muratore arruolato negli Alpini

Il figlio di Rinaldo Combi con il sindaco di Oggiono Chiara Narciso

Il figlio di Rinaldo Combi con il sindaco di Oggiono Chiara Narciso

Non è mai più tornato a casa e non è stato mai celebrato il suo funerale, almeno fino a ieri, 77 anni e mezzo dopo. Rinaldo Combi era un muratore di 30 anni quando nel 1940 è stato chiamato alle armi e arruolato nel 5° Alpini per combattere una guerra non sua.

Come tanti ha dovuto lasciare la giovane moglie, il figlio piccolo e Cassina Valsassina, il suo paese, dove non è mai più tornato, neppure da morto. Dopo essere stato imprigionato dai nazisti e internato nello stammlager III C di Alt Drewit vicino a Krustin Brandeburgo prima, nel lager XI C di Bad Sulza in Turingia poi e infine nel campo di concentramento di Fagrhaus-Schleusingen Thuringen Wald, quando il 20 giugno 1945 è stato liberato dagli alleati e ricoverato nell’ospedale di Suhl Bez era troppo debilitato dal lungo internamento: è morto una settimana più tardi, all’età di 35 anni e come tanti commilitoni che non ce l’hanno fatta è stato seppellito in una fossa comune in Turingia, senza nemmeno un funerale né una cerimonia di commiato.

Le sue esequie sono state in qualche modo celebrate ieri, in occasione della Giornata della Memoria, quando a Cassina, i volontari dell’Anpi della Valsassina hanno posto una pietra di inciampo a lui dedicata, la prima in Valle. "Per me questo è come se fosse quel funerale che non ha mai avuto e che non abbiamo mai potuto celebrargli", le parole commosse del figlio Giuseppe.

"Questa pietra d’inciampo resterà nel tempo, per commemorare il suo sacrificio e per ricordare a tutti che la liberà non è un regalo, ma una conquista che va sempre difesa", spiega il vicepresidente della Valsassina Giuseppe Augusto Amanti. Anche a Premana è stata posizionata una pietra d’inciampo, quella in ricordo del tenente degli alpini Giovanni Battista Todeschini, il "Salvo D’Acquisto" della Valsassina, uno dei capi della Resistenza lecchese che si è consegnato agli squadristi delle brigate nere per salvare 15 ostaggi, a costo della deportazione a Mauthaus dove è stato ucciso l’11 aprile 1945 all’età di 30 anni. Ieri il prefetto di Lecco ha inoltre consegnato anche 18 Medaglie d’onore in memoria di altrettanti lecchesi deportati e internati.

"Non sono eroi – sottolinea il prefetto -. Sono persone normali che hanno scelto di dire no al nazifascismo".