DANIELE DE SALVO
Cronaca

L’ospedale di comunità. Via ai lavori nel Mandic

Inizia la demolizione del padiglione dismesso dentro il presidio sanitario. Al suo posto il distretto della salute pubblica introdotto dall’ultima riforma.

Giù il vecchio poliambulatorio, su il nuovo Ospedale e la nuova Casa di comunità. Cominciano oggi i lavori di demolizione del padiglione ormai dismesso di quella che era l’Ussl 14 di Merate, all’interno del perimetro del San Leopoldo Mandic. Al suo posto sorgerà un quartiere della salute pubblica, con la Casa di comunità e l’Ospedale di comunità appunto, progetti previsti nell’ambito dell’ultima riforma sanitaria regionale e finanziati con i fondi del Pnrr. Il cantiere, aperto la maggio, permetterà di costruire una nuova struttura per ospitare al piano terreno l’ampliamento della già esistente Casa di comunità e, al piano rialzato, il nuovo Ospedale di comunità. Salvo imprevisti, la cerimonia del taglio del nastro tricolore potrebbe avvenire entro la fine del 2025.

Nella Casa di comunità ci saranno gli ambulatori medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, gli ambulatori di medicina di gruppo, gli studi per gli assistenti sociali e gli psicologi, l’ambulatorio infermieristico degli Infermieri di famiglia e comunità, uffici, il Punto unico di accesso e la Centrale operativa territoriale. L’Ospedale di comunità invece ospiterà 20 posti letto destinati ai ricoveri di breve durata di pazienti fragili o cronici provenienti dal domicilio e di pazienti affetti da più patologie, provenienti da una struttura ospedaliera, che necessitano di interventi sanitari a media o bassa intensità clinica.

"L’Ospedale di comunità è infatti una struttura socio-sanitaria di ricovero della rete di assistenza territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero – spiegano i manager dell’Asst di Lecco –. L’ingresso all’Ospedale di comunità garantirà di fatto un supporto al paziente che, dimesso dall’ospedale per acuzie, necessiti di un ulteriore supporto prima del rientro a casa, supporto garantito anche da familiari e caregiver, e al paziente segnalato dal proprio medico curante come paziente critico per rientrare al domicilio ma non ancora in fase acuta per essere ospedalizzato". Costruiti i muri, occorrerà tuttavia reclutare specialisti, infermieri, oss e assistenti sociali che assistono i pazienti, perché, al momento, mancano già nelle corsie dei reparti e negli ambulatori degli ospedali per acuti.