L’omaggio del paese dei deportati

Trentasei persone, un residente su tredici, è finito nei campi di lavoro durante la Seconda guerra mondiale

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di Daniele De Salvo

Trentasei internati e deportati nei lager nazisti e nei campi di lavori durante la Seconda guerra mondiale in un paese che all’epoca contava circa 500 abitanti. Significa che un abitante su 13 è finito nei campi di concentramento e che non c’è stata famiglia che non abbia versato il proprio tributo, a volte anche di sangue e morte, per la libertà. In sei infatti non sono mai più tornati a casa. È successo a Pagnona, in Valvarrone. E il conto del prezzo pagato contro i nazifascisti potrebbe salire ancora, poiché dagli archivi di Stato sia italiano sia tedesco riemergono le storie di altri internati. L’ultima è quella di Giacomo Taddedo, a cui ieri il prefetto di Lecco Castrese De Rosa ha consegnato la Medaglia d’onore alla memoria, ritirata dal figlio 84enne Andrea poiché lui non c’è più. Classe 1910, nato il 19 agosto, era stato chiamato alle armi prima nel 1932 nel 27esimo Reggimento artiglieria da campagna, e poi di nuovo il 6 dicembre 1940 per essere spedito al fronte di guerra greco-albanese dal 27 marzo al 23 aprile 1941 e in Balcania, territori della ex Jugoslavia, dal 13 aprile 1942 all’ 8 settembre 1943, quando venne catturato dai tedeschi e per essere imprigionato prima in Croazia e successivamente in Germania nello Stammlager XI A di Altengrabow. Lo liberarono i soldati americani il 3 maggio 1945 e il 4 settembre venne rimpatriato nel Centro alloggio di Pescantina da dove poi tornò finalmente a casa. Il 19 dicembre 1975 è stato insignito con la Croce al merito di guerra. A ricostruire anche la sua storia è stato Augusto Giuseppe Amanti, 74 anni, presidente dell’Anpi della Valsassina che sta recuperando e tramandando la memoria di tutti i deportati e internati valsassinesi ma non solo. Alla cerimonia di consegna della Medaglia d’onore hanno partecipato pure il sindaco Martino Colombo e gli assessori, con le uniche due dipendenti comunali dell’amministrazione della piccola comunità in cui vivono attualmente 344 persone. "Siamo consapevoli del dovere della memoria e riconosciamo e attestiamo il coraggio e la dignità di una drammatica scelta di vita", le parole del primo cittadino, scritte anche sulla pergamena del riconoscimento postumo.

"Potrebbero esserci altri reduci di cui al momento non conosciamo la storia – spiega Augusto Giuseppe Amanti -. In quest’ultimo caso ad esempio inizialmente non ho trovato subito per il suo nominativo e il suo fascicolo perché la data di nascita riportata era sbagliata. È commovente che in un paese tanto piccolo in così tanti si siano opposti ai nazifascisti e siano stati disposti a pagarne le conseguenze".