Piani di Bobbio, Legambiente contro i nuovi impianti di sci: "Accanimento terapeutico"

Costanza Panella, presidente del circolodel Lario Sponda Orientale: "Il cambiamento climatico impone la ricerca di alternative"

Piani di Bobbio

Piani di Bobbio

Barzio (Lecco) - Realizzare nuovi impianti e nuove piste da sci ai Piani di Bobbio come altrove è "accanimento terapeutico". Lo sostiene Costanza Panella, presidente del circolo di Legambiente del Lario Sponda Orientale, contraria a qualsiasi altro nuovo intervento per favorire lo sci a quote relativamente basse: con la colonnina di mercurio che continua ad alzarsi per il surriscaldamento globale e la neve che scarseggia sempre più, come successo durante l’ultima stagione invernale, non solo non servirebbe a niente, ma provocherebbe solo ulteriori danni all’ambiente e spreco di risorse idriche che già mancano.

Per imbiancare artificialmente una pista di medie dimensioni di 1.600 metri di lunghezza servono fino a 2mila metri cubi di acqua, cioè 2mila litri. Per fornire energia elettrica ai cannoni sparaneve fino a prima del caro bollette si stimava invece un costo di 136mila euro a ettaro. "Nelle Alpi le temperature stanno crescendo a una velocità doppia rispetto alla media mondiale – spiega -. Il turismo legato allo sci, energivoro e impattante, che nel recente passato ha avuto un ruolo trainante per l’economia in montagna, deve essere rivisto". All’appello del resto attualmente nel solo bacino dell’Adda manca all’appello il 60% del manto nevoso rispetto alla media degli ultimi 15 anni, in tutta la Lombardia il 66%, che significa che 1 miliardo e mezzo di metri cubi di neve.

"Eppure nella nostra provincia di Lecco sono annunciati investimenti pubblici per gli impianti sciistici anche con il potenziamento delle infrastrutture esistenti per l’innevamento artificiale ai Piani di Bobbio e per la la creazione di nuove strutture all’Alpe Paglio dove il vecchio skylift è dismesso", prosegue la presidente di Legambiente del Lario Orientale "Sappiamo che le attività legate allo sci hanno portato occupazione, spesso stagionale, e reddito sulle nostre montagne nei decenni passati ma il cambiamento climatico impone la ricerca di alternative – sostiene Costanza Pannella -. La montagna ha bisogno di investimenti che ne garantiscano la vita con il sostegno all’agricoltura, all’allevamento, alla silvicoltura e al turismo rispettoso dell’ambiente".