
Dopo ottant’anni è stato celebrato il loro funerale di Filippo e Gianfranco. I loro corpi non sono stati mai...
Dopo ottant’anni è stato celebrato il loro funerale di Filippo e Gianfranco. I loro corpi non sono stati mai ritrovati, dissolti in un forno crematorio di un campo di concentramento, né hanno una sepoltura. A Ballabio, il loro paese, ieri sono state però messe a dimora due pietre di inciampo che li ricorderanno per sempre. Filippo Goretti, prigioniero politico, deportato per aver partecipato allo sciopero generale del 7 marzo 1944 a Lecco, è stato assassinato a Mauthausen il 23 ottobre 1944: aveva 18 anni appena. Gianfranco Lombardini, partigiano, è scomparso senza che se ne conosca nemmeno la sorte precisa l’8 marzo 1945 nel lager di Bergen-Belsen all’età di 21 anni. A riportare idealmente a casa e rendere omaggio a Filippo e Gianfranco sono stati i volontari dell’Ampi della Valsassina. "Non un gesto simbolico, ma un atto di memoria, perché il fascismo non è stato un incidente di percorso della storia, ma un fenomeno che può ripresentarsi", sono le parole di Angelo Pavovi, presidente dell’Anpi valsassinese, affiancato dall’instancabile Augusto Giuseppe Amanti, che ha ricostruito le vicende di Filippo e Gianfranco come di tutti gli altri deportati valsassinesi. Le due pietre di inciampo a Ballabio rivestono un’importanza particolare, perché a Ballabio, nel 1943, c’è stata pure Liliana Sagre, quando era una ragazzina di appena 13 anni, per nascondersi dai nazifascisti, che cercavano lei e i suoi familiari per deportarli perché ebrei, come poi successo, e come successo a Filippo e Ginfranco. D.D.S.