Il figlio è stato ucciso da un coetaneo alla stazione di Calolziocorte, i genitori sono a processo e, per un presunto maltrattamento del 2011, la Procura di Lecco ha chiesto la condanna a un anno e 4 mesi. I genitori di Malcom Mazou Darga - il 23enne, originario del Burkina Faso, ucciso alla stazione di Calolziocorte il 29 agosto dello scorso anno da Haruna Guebre - davanti al collegio della I sezione penale di Lecco, presieduta dal giudice Bianca Maria Bianchi, a latere Paolo Salvatore e Gianluca Piantadosi, hanno respinto le accuse. Il fascicolo era stato aperto nel 2017, quando il ragazzo, fermato dai carabinieri, avrebbe reso delle dichiarazioni, accusando il padre di averlo picchiato, arrivando una volta a colpirlo con un cavetto elettrico, provocandogli dei segni. La madre è invece a giudizio per una condotta omissiva sull’operato del marito. Durante l’udienza di ieri i genitori del ventitreenne hanno negato di averlo picchiato, confermando invece di averlo ripreso più volte, spronandolo ad allontanarsi da alcune compagnie. Nella requisitoria, il pm Pasquale Esposito ha posto l’accento sul ricorso non legittimo alla violenza, senza provare in altri modi a correggere il ragazzo.
"Darga era indisciplinato, insofferente alle regole, frustrato per evidenti limiti nell’inserirsi nelle regole" ha detto, evidenziando anche come i genitori sicuramente abbiano provato a inculcargli valori e regole, non solo però a parole ma anche alzando le mani. Il pm ha chiesto per entrambi la condanna a un anno e 4 mesi. L’avvocato Massimiliano Vivenzio, che difende la coppia, ha respinto le accuse, sostenendo che i genitori di Malcom Mazou Darga hanno sempre avuto un comportamento irreprensibile verso il figlio, in famiglia e dove risiedono, prima ad Airuno e ora a Calolziocorte.
Angelo Panzeri