Morto in Grignetta: l’inchino del Soccorso alpino per Ezio Artusi

A Introbio il toccante addio a uno degli alpinisti uccisi dalla valanga

I funerali di Ezio Artusi

I funerali di Ezio Artusi

Introbio (Lecco), 19 febbraio 2018 - Tante volte è toccato a lui riportare a valle in spalla in silenzio i feretri degli alpinisti morti in montagna. Ieri, per l’estremo saluto, sono stati i suoi amici, compagni e colleghi del Soccorso alpino ad accompagnarlo e sorreggerlo sulle spalle per l’ultimo viaggio, con le note e il teso del canto alpino «Dio del cielo, Signore delle cime, un nostro amico hai chiesto alla montagna» a scandire il passo, scortati da migliaia di persone che hanno partecipato al suo funerale, celebrato a Introbio, dove abitava Ezio Artusi, 41 anni, morto venerdì pomeriggio travolto da una valanga sulla Grignetta, la montagna di casa.

Gli operatori dell’eliambulanza del 118, di cui era istruttore, lo hanno invece onorato con un prolungato sorvolo, una sorta di inchino aereo. La chiesa del piccolo paese della Valsassina non ha potuto accogliere tutti tra le strette navate e molti sono rimasti fuori, sul sagrato e le vie attorno alla parrocchiale. «Mi mancherai– lo ha ricordato per tutti Alessandro Spada, responsabile della stazione della Valsassina - Valvarrone del Soccorso alpino di cui l’esperto soccorritore 41enne faceva parte -. Chissà dove sei ora? Avevi un carattere a volte duro, spesso discutevamo animatamente, ma quando c’era da mettersi in marcia per aiutare chi si trovava in difficoltà eri il primo a incamminarti, a qualsiasi ora». «Quando c’era da andare lui andava, per sé e soprattutto per gli altri – ha sottolineato durante l’omelia pure il parroco don Marco Magni -. Ora spetta a noi lasciarlo andare sulle sue montagne e salutarlo per continuare e volergli bene e ringraziarlo di tutto quello che ha fatto per la nostra comunità».

Alla cerimonia di commiato, che si è svolta ieri pomeriggio, hanno preso parte tra gli altri il prefetto Liliana Baccari, il vicepreffetto Stefano Simeone, il sindaco Adriano Airoldi insieme a molti altri primi cittadini del territorio, i tecnici e i volontari della XIX delegazione lariana e di molte altre delegazioni del Soccorso alpino e speleologico lombardo e nazionale, i volontari del Soccorso Centro Valsassina, della Croce rossa, della Croce San Nicolò, di molte altre associazioni del soccorso, le Penne nere dell’Associazione nazionale alpini, i volontari della Protezione civile e i bambini delle elementari per i quali ogni anno organizzava una giornata di educazione e sicurezza sulla neve. Tutti si sono stretti attorno alla moglie Adele e ai due figli piccoli Michele e Cristina di appena 9 e 4 anni, ma anche ai suoi genitori e a tutti gli altri familiari. «Mancherai a tutti noi e alla tua seconda famiglia, il Soccorso alpino - lo hanno salutato loro -. La tua montagna ti ha strappato da noi lasciandoci in vuoto incolmabile».