Covid, l’ondata non si ferma e il virus torna in corsia

Nelle ultime ventiquattro ore 182 nuovi casi di positività e preoccupano i contagi tra il personale sanitario

L'esterno dell'ospedale Manzoni

L'esterno dell'ospedale Manzoni

Lecco, 29 ottobre 2020 - L’onda di piena della pandemia continua a montare in provincia di Lecco. Nelle ultime 24 ore sono stati riscontrati altri 182 casi di positività che dall’inizio dell’emergenza sanitaria salgono così a 4.660. Crescono anche i morti accertati: le vittime di coronavirus sono arrivate a quota 481, 64 a Lecco città. Le cifre più alte si registrano nel capoluogo con 723 contagiati, 308 a Merate, 214 a Casatenovo, 206 a Calolziocorte, 179 a Galbiate, 148 a Olgiate Molgorra, 142 a Valmadrera, 140 a Oggiono, 92 a Missaglia, altrettanti a Verderio, 85 a Brivio, 73 a Civate, 61 a Bellano. Aumentano pure i pazienti ricoverati in ospedale all’Alessandro Manzoni: sono 142 sui 152 posti attualmente disponibili.

In dieci sono gravi in Terapia intensiva, 13 in Malattie infettive, 5 nella Subintensiva delle Malattie infettive. Sono pieni i 32 posti di Medicina e i 16 delle Cure subacute come le aree polispecialistiche dedicate. "I posti disponibili variano sulla scorta della positività dei tamponi", spiegano dalla direzione sanitaria. Sono state poi aperte ai malati di Covid-19 le porte della Pneumologia e la Medicina A del Mandic di Merate. Lo stesso vale per la Rianimazione e il Pronto soccorso dove alcuni pazienti mediamente critici sono assistiti in osservazione.

Tra gli operatori sanitari intanto si contano diversi positivi che crescono ad un ritmo del 10% di coloro che vengono sottoposti a tampone: attualmente sono quasi una quarantina che si trovano in quarantena. A chi non può lavorare perché potenzialmente contagioso presto potrebbero aggiungersi una quindicina di colleghi di infermieri volontari pronti a trasferirsi dall’ospedale di Lecco all’ospedale Fiera di Milano, lasciando sguarnito il presidio di Germanedo. «È una follia – avverte Ercole Castelnuovo, capodelegato sindacale della Rus dell’Asst provinciale -. Pur di non ammettere che quell’ospedale è un fallimento dalla Regione preferiscono sguarnire i presidi territoriali già in grave sofferenza di organico". Questa volta tra l’altro sembra che concordi anche il direttore generale Paolo Favini.