Alessandro Guastoni morto in miniera a Colico: una vita di studio tra grotte e minerali

La vittima è un geologo 56enne milanese residente a Mandello. Il grido disperato della moglie: "Avrei dovuto chiamare subito i soccorsi"

Alessandro Guastoni

Alessandro Guastoni

Colico (Lecco) -  Si è reso conto del pericolo e stava tornando indietro per uscire il più in fretta possibile dal cunicolo. Ancora un paio di metri, forse meno, e appena una manciata di secondi e sarebbe riemerso in superficie, sano e salvo. Ma il peggior incubo per ogni esploratore delle viscere della terra si è trasformato in realtà: un lastrone di pietra è improvvisamente crollato e lo ha travolto, seppellendolo vivo, senza alcuna possibilità di scampo.

Non era uno sprovveduto Alessandro Guastoni, il geologo di 56 anni di Mandello del Lario che l’altro giorno è morto in una miniera abbandonata dell’Olgiasca a Colico, sul ramo lecchese del lago di Como: si era addentrato in grotte di mezzo mondo a caccia di minerali, spesso in condizioni estreme; lì inoltre, nella Cava della croce, vicino all’Abbazia di Piona, c’era già stato parecchie volte, come molti altri professionisti e appassionati di geologia come lui. Qualcosa però è andato storto, molto storto, perché il tunnel è franato, forse a causa del maltempo degli ultimi giorni, oppure per le gelate delle notti precedenti che hanno spaccato la roccia. Imprevisti che nemmeno lui che era che era tanto esperto è stato in grado di prevedere. Alessandro il 17 gennaio avrebbe compiuto 57 anni. Era il conservatore del museo di Mineralogia dell’Università di Padova, ma aveva lavorato anche al museo di Storia naturale di Milano e aveva collaborato con i colleghi del museo di Copenhagen per lo studio della mineralogia delle pegmatiti agpaitiche della Groenlandia.

Subito dopo la laurea in Scienze geologiche e il dottorato di ricerca in Geoscienza era stato reclutato come consulente in una società mineraria per conto della quale era stato in Malesia, Angola, Benin, Congo, Yemen e Nicaragua. Era originario di Milano, spesso soggiornava a Padova, ma come paese di residenza aveva scelto Mandello del Lario, insieme alla moglie Mariangela Schiazza, di 10 anni più giovane e mamma della loro bimba di 6 anni. È una geologa come lui. È stata lei a metà pomeriggio di mercoledì a lanciare l’allarme e indicare il posto dove si trovava il marito, preoccupata per il suo ritardo e perché il suo telefonino risultava irraggiungibile.

«È colpa mia , se avessi allertato prima i soccorritori magari lo avrebbero salvato", ha urlato disperata quando ha realizzato quanto accaduto, prima di collassare per lo choc tanto da dover essere assistita dai volontari del Soccorso bellanese. In realtà nessuno avrebbe potuto salvarlo, nonostante la corsa contro il tempo. I vigili del fuoco, i tecnici del Soccorso alpino e i militari della Guardia di finanza hanno impiegato parecchie ore per recuperare il suo corpo. "Abbiamo dovuto recuperare il materiale necessario all’intervento – spiegano dal Soccorso alpino della XIX Delegazione Lariana -. Le condizioni e la franosità dell’imbocco hanno imposto estrema cautela".