
Ferruccio Amonini
Cernusco Lombardone (Lecco), 14 maggio 2016 - Dal 1983 non si perde nemmeno un’adunata delle Penne nere e di certo non poteva mancare nemmeno a quella in corso ad Asti. Non per nulla Ferruccio Amonini, 52 anni appena compiuti di Cernusco Lombardone, è conosciuto da tutti come «l’Alpino». Per lui non è un semplice soprannome o un appellativo, rappresenta semmai un modo di essere e il senso di appartenenza alle gloriose truppe di montagna. La prima volta che ha partecipato ad una sfilata nazionale è stato alla 56esima di Udine, quest’oggi è giunto all’89esima, in mezzo ce ne sono state dunque altre 31, passando per Trieste, La Spezia, Bergamo, Trento, Torino, Pescara, Verona, Vicenza, Bari, Milano, Treviso, Reggio Emilia, Padova, Cremona e molte altre città italiane ancora.
La sua presenza tra l’altro non è una presenza qualsiasi, dal 1999, data dell’adunata di Cremona, svolge servizio d’ordine in maniera continuativa. Per la sua dedizione è stato anche premiato ufficialmente con un encomio. Si è pure occupato delle trasmissioni e delle comunicazioni radio, del resto lui è un radioamatore patentato e certificato. Il suo ingresso nella grande famiglia degli Alpini risale al 1982, l’anno della naja. «Compagnia Genio pionieri della Brigata alpina Orobica – spiega con orgoglio -. Sono stato caporalmaggiore del Genio pionieri presso la caserma «Cesare Battisti» di Merano». Nonostante abbia finito il servizio militare di leva ormai da tempo quella famiglia, una sorta di seconda casa, non l’ha mai più lasciata. «Gli alpini sono persone di grande cuore e generosità, il senso di solidarietà è insito negli alpini, come l’attaccamento alla Patria e il rispetto delle regole – racconta -. Si tratta di elementi e caratteristiche che mi rispecchiano appieno e quanti mi conoscono lo sanno e possono confermarlo.
Per me si tratta anche di una sorta di tradizione, mio nonno era un alpino, ha combattuto la guerra d’Africa. Inoltre sono originario della Valtellina, di Piateda, in provincia di Sondrio, le montagne e con esse gli alpini noi valtellinesi di lassù li ho nel sangue». Per questo, anche una volta congedatosi, ha continuato in qualche modo a impegnarsi con le Penne nere e dal 1988 è un membro della Protezione civile dell’Ana di Lecco. Con il gruppo è stato in Kosovo nel 1991, per portare aiuti umanitari durante il conflitto nei Balcani, nel ‘94 in Piemonte per l’alluvione e poi nel ‘96 in Umbria e nelle Marche in seguito al terremoto, nel ‘97 nella Lunigiana e in tanti posti ancora, sempre a dare una mano a chi ha bisogno e a sporcarsi le mani per loro.